Il fatto
Il 10 dicembre del 1948, settant’anni orsono, le nascenti Nazioni Unite promulgarono a Parigi la Dichiarazione universale dei diritti umani. Questo è il “fatto”, che proponiamo, sollecitando una riflessione sul tema dei diritti, della dignità intrinseca di tutte le donne e gli uomini.
La Dichiarazione fu redatta all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e delle tragedie che l’avevano caratterizzata, con decine di milioni di morti, la fame diffusa e la devastazione delle città europee e di alcune zone dell’Asia. Nell’aprile del 1945, i delegati di cinquanta paesi si riunirono a San Francisco nell’Assemblea delle Nazioni Unite sull’Organizzazione Internazionale, che aveva lo scopo di costituire una struttura internazionale per promuovere la pace e prevenire guerre future. Il suo statuto entrò in vigore il 24 ottobre 1945. Tre anni dopo, appunto nel 1948, la Commissione per i Diritti Umani decise di redigere il documento che divenne la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
La grande novità è legata al fatto che i diritti sono considerati come inerenti alla persona umana, indipendenti da nazionalità, lingua, religione, situazione sociale ed economica, come recita l’articolo 1: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza».
La Dichiarazione si sviluppa in 30 articoli, brevi ma densi di contenuti, che invitiamo a leggere e meditare, domandandosi quanto e come siano oggi rispettati.
Il commento
Sono passati settant’anni dalla solenne proclamazione che le Nazioni Unite hanno fatto sui diritti umani, in una fase della storia del mondo nella quale i paesi occidentali e alcuni dell’Asia stavano avviando una faticosa ricostruzione, nella quale in pochi decenni molte nazioni, soprattutto africane, divennero indipendenti, nella quale il progresso tecnico e scientifico avrebbe iniziato una corsa mai interrotta. In questi 70 anni il mondo è profondamente cambiato, ma la Dichiarazione mantiene, a nostro avviso, tutta la sua importanza e la sua attualità, anzi, andrebbe riletta e rilanciata con decisione, anche perché la si cita molto, ma la si legge poco.
Scorrendo il preambolo e i 30 articoli proviamo a proporre alcuni interrogativi.
Quanto sono oggi «amichevoli» i rapporti tra le nazioni, in un’epoca segnata dal sovranismo? Quanto sono considerati la «dignità», il «valore della persona umana» e l’uguaglianza tra tutti gli abitanti di questo pianeta? Quanto «ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione», si sforza «di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà»?
Il primo articolo fornisce un’indicazione fortissima: gli esseri umani «devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». La domanda è quanto ci sentiamo appartenenti a un’unica famiglia?
L’articolo 4 recita: «Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma». Ma questa economia non si regge forse anche su nuove forme di asservimento?
Il successivo afferma che «Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti»: e allora perché ci sono stati lo stadio di Santiago del Cile, i fatti di Genova e Guantanamo, giusto per citare qualche esempio?
Come conciliamo alcuni aspetti dei social e di internet con l’articolo 12: «Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza»?
Quanti immigrati cercano una nuova vita in Italia poiché «Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni» (articolo 14)?
In alcuni paesi è garantito quanto previsto dall’articolo 18 in merito alla libertà religiosa e a quella di cambiare il proprio credo?
Il fenomeno della raccomandazione, diffuso non solo nel nostro Paese, risponde al dettato dell’articolo 21 per il quale «Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese»?
Le dinamiche economiche, politiche e sociali permettono a ogni persona il «libero sviluppo della sua personalità? E oggi è vero che «Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione» (articolo 23) e che «Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia» (articolo 25)?
Le fonti
A questo link riportiamo il paragrafo dedicato a questo tema del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, nel capitolo che tratta de «La persona umana e i suoi diritti», legando il concetto alla persona come creatura «immagine di Dio» uguale in dignità a tutte le altre.
Il testo si apre con un riferimento diretto alla Dichiarazione: «Il Magistero della Chiesa non ha mancato di valutare positivamente la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, proclamata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, che Giovanni Paolo II ha definito “una vera pietra miliare sulla via del progresso morale dell’umanità”». Il fondamento dei diritti è proprio nella dignità che appartiene a ogni essere umano, essi sono, per usare l’espressione di Giovanni XXIII nella Pacem in terris, «universali, inviolabili, inalienabili», e vanno tutelati «nel loro insieme: una loro protezione parziale si tradurrebbe in una sorta di mancato riconoscimento».
«Gli insegnamenti di Giovanni XXIII, del Concilio Vaticano II, di Paolo VI hanno offerto ampie indicazioni della concezione dei diritti umani delineata dal Magistero. Giovanni Paolo II ne ha tracciato un elenco nell’enciclica Centesimus annus: “il diritto alla vita, di cui è parte integrante il diritto a crescere sotto il cuore della madre dopo essere stati generati; il diritto a vivere in una famiglia unita e in un ambiente morale, favorevole allo sviluppo della propria personalità; il diritto a maturare la propria intelligenza e la propria libertà nella ricerca e nella conoscenza della verità; il diritto a partecipare al lavoro per valorizzare i beni della terra ed a ricavare da esso il sostentamento proprio e dei propri cari; il diritto a fondare liberamente una famiglia e ad accogliere ed educare i figli, esercitando responsabilmente la propria sessualità. Fonte e sintesi di questi diritti è, in un certo senso, la libertà religiosa, intesa come diritto a vivere nella verità della propria fede ed in conformità alla trascendente dignità della propria persona”».
Interessante è ricordare come il Compendio inserisca l’inscindibile rapporto tra diritti e doveri, frutto della dimensione sociale della vita umana, per cui vi è il dovere di riconoscere e rispettare i diritti degli altri; inoltre i diritti della persona si allargano a quelli dei popoli e delle nazioni.
Il paragrafo si conclude con l’importanza di difendere e promuovere i diritti umani, insieme alla denuncia delle loro violazioni, come compiti fondamentali della Chiesa.
Tra le encicliche è importante ricordare la Pacem in terris di Giovanni XXIII, i cui contenuti sono stati ripresi e sviluppati dai suoi successori a più riprese.
Papa Francesco in una lettera inviata al Simposio internazionale su “Diritti fondamentali e conflitti tra diritti”, promosso dalla Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI e tenutosi il 15 novembre scorso, ha ricordato, a pochi giorni dalla ricorrenza del settantesimo anniversario della sua proclamazione, l’importanza di impostare una riflessione approfondita sull’attuazione della Dichiarazione e sullo sviluppo della visione dei diritti umani nel mondo, proprio a partire da essa, in modo da rimuovere i muri di separazione che dividono la famiglia umana e favorire lo sviluppo umano integrale. Per il Papa l’interpretazione di alcuni diritti si è andata progressivamente modificando, così da includere una molteplicità di nuovi diritti, spesso in contrapposizione tra loro con una serie di problemi che giungono a coinvolgere in profondità l’idea stessa di diritto e i suoi fondamenti.
Nel sito dell’Osservatorio diritti, una testata online indipendente specializzata in inchieste, analisi e approfondimenti sul tema dei diritti umani in Italia e nel mondo, vi è un interessante contributo dedicato ai diritti umani: a partire da una definizione, passando per un possibile elenco per arrivare alle convenzioni e alle carte internazionali.
Nel sito dell’Organizzazione internazionale Uniti per i Diritti Umani (United for Human Rights – UHR), un organismo non a scopo di lucro dedicato a implementare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a livelli locali, regionali, nazionali ed internazionali, è presente un’illustrazione dei diritti sul piano storico.
Con l’avvicinarsi dei 70 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la Santa Sede ha organizzato a Strasburgo, lo scorso 10 settembre, un convegno dal titolo “La sfida dei diritti universali dell’uomo”, con gli interventi del professor Emmanuel Decaux, del presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo Guido Raimondi e del segretario per i Rapporti con gli Stati del Vaticano, l’Arcivescovo Paul Richard Gallagher. A questo link è possibile trovare una presentazione dell’incontro, mentre qui è consultabile l’intervento di mons. Gallagher.
Sul sito del mensile Confronti è stato pubblicato un articolo che ricorda i 70 anni della Dichiarazione e altri due anniversari, i 100 anni dalla nascita di Nelson Mandela e i 40 di attività del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani. È uno stimolo per riflettere e spingere a proseguire l’impegno per la difesa della dignità della persona.
L’Università di Padova offre sul suo sito un dossier nel quale ogni articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è accompagnato da una riflessione del Prof. Antonio Papisca, direttore della Cattedra UNESCO “Diritti umani, democrazia e pace” presso il Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli dell’ateneo veneto. Gli articoli sono stati commentati in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani,
Come riferimento di tipo storico riportiamo l’intervento di Paolo VI all’ONU in occasione della sua visita del 4 ottobre 1965, insieme a un breve video dello storico discorso.
Per chi desiderasse ulteriori approfondimenti è possibile trovare una vasta bibliografia e sitografia.