John Bright: la politica come opposizione costruttiva

Il personaggio

Il personaggio che presentiamo questo mese è indubbiamente il meno conosciuto tra quelli finora incontrati. John Bright è stato il politico britannico che ha sostenuto che quello inglese sia stata “la madre di tutti i parlamenti”.

Nacque nel 1811 a Greenbank, un centro del Lancashire, una delle sedi della rivoluzione industriale che caratterizzò il periodo, in una famiglia di religione quacchera, figlio di un imprenditore alla guida di una fabbrica di lavorazione del cotone, nella quale iniziò a lavorare, da giovanissimo.

Le sue convinzioni religiose ebbero un rilievo importante nelle sue convinzioni, in particolare nella lotta alle disuguaglianze, sociali, politiche e religiose, tra individui e popoli.

Dal 1836 iniziò a dedicarsi alla politica, coinvolto nella lotta contro le leggi sui cereali, che, tassando il grano importato, provocavano un aumento dei prezzi dei generi alimentari, proteggendo gli interessi dei proprietari terrieri a scapito dei consumatori e in particolare delle classi più povere.

Fu una delle prime iniziative per il libero scambio che lo videro protagonista, e che iniziò a farlo apprezzare per le sue capacità oratorie.

Fondò la Lega per l’abrogazione di quella normativa, con Richard Cobden considerato il teorico del movimento e col quale Bright collaborò fino alla scomparsa dell’amico, e dedicatosi alla politica, entrò in parlamento nel 1843. Il primo intervento alla Camera dei Comuni lo indirizzò proprio a sostenere una mozione per la riduzione dei dazi, successo che la Lega ottenne nel 1845.

Grande oratore, come già ricordato, con uno stile che ricordava quello dei profeti biblici, viaggiò per tutta la Gran Bretagna a tenere discorsi che attiravano un pubblico folto ed entusiasta, sui temi già citati, ma anche sulla necessità di una rappresentanza più democratica nel Parlamento. Durante una di queste pubbliche riunioni, a Birmingham nel 1865, pronunciò la frase prima citata sul ruolo di modello del parlamentarismo inglese.

Nella sua carriera politica ha sostenuto altre prese di posizione, qualcuna anche discutibile, come il voto contrario a una legge proposta per limitare le ore di lavoro, coerente col suo liberalismo ortodosso. In altri casi i suoi interventi furono dedicati a tematiche più positive e significative, quali l’abolizione della pena capitale e delle punizioni corporali nell’esercito, le prospettive di libero scambio tra le nazioni, compresa la Francia, tradizionale nemica, la libertà religiosa, la riforma elettorale, la riduzione della spesa pubblica, in particolare di quella militare, per diminuire il carico fiscale, l’opposizione alla guerra di Crimea. A causa di quest’ultima scelta nel 1857 perse il seggio come parlamentare di Manchester, per poi riconquistarlo l’anno dopo a Birmingham, confermato nel ruolo per oltre trent’anni, fino alla morte avvenuta nel 1889.

Ebbe altresì incarichi nel Governo, come ministro dell’Industria e del Commercio nel 1868, e fu nominato membro del Consiglio privato della Corona; sempre come ministro nel 1882 si dimise disapprovando il bombardamento inglese di Alessandria d’Egitto.

 

 

 

Il commento

John Bright fu una delle figure più rilevanti della sua patria nel XIX secolo. La sua attività politica, abbiamo visto, è stata caratterizzata non tanto dal governare, quanto dall’impegnarsi per alcune cause ritenute importanti.

Esponente per lunghissimo tempo del partito liberale, ne fu una figura emblematica e per certi versi singolare, in ragione delle sue idee, plasmate dall’appartenenza religiosa e dall’appartenenza a una famiglia di industriali, soprattutto. Il non aderire alla maggioritaria chiesa anglicana fece maturare in lui un senso di esclusione, come pure l’essere un imprenditore lo pose ai margini dei processi decisionali politici, in mano ancora all’aristocrazia terriera.

Ciò non gli impedì di impegnarsi e di svolgere un significativo ruolo in molte battaglie politiche dell’epoca. Ecco i primi spunti che ci offrono la sua figura.

Operare sulla spinta delle convinzioni personali, maturate all’interno di un percorso di fede; trasformare dei limiti in risorse e non lasciarsi frenare da quelli, non aver timore di intraprendere battaglie a prima vista particolarmente impegnative, se si è convinti della loro correttezza; lasciarsi ispirare da profonde convinzioni morali.

Malgrado possedesse una personalità autenticamente religiosa, in politica sostenne sempre la separazione dei due ambiti e che la religione dovesse restare fuori dal parlamento.

La citata collaborazione con Richard Cobden mostra altri elementi significativi. Il primo è la capacità di collaborare e la ricchezza che ne può derivare. Cobden, infatti, era il vero intellettuale dei movimenti nei quali furono impegnati, che sapeva presentare gli argomenti in modo pacato e razionale, mentre Bright riusciva coinvolgere gli uditori con un’oratoria in grado di infiammare e trascinare. Era la proposta di un’azione politica collegiale, in grado di valorizzare le qualità di ciascuno per il successo di tutti.

Il loro impegno, soprattutto nella lotta per l’abolizione dei dazi sul grano, è un esempio di organizzazione politica e di dedizione. Il comitato, e in particolare i due esponenti più importanti, girarono in lungo e in largo la Gran Bretagna per diffondere le loro idee e far conoscere l’obiettivo, in modo da interessare l’opinione pubblica. Produssero un numero impressionante di materiali informativi: a fronte di una popolazione di 20 milioni di persone, nel solo 1843 produssero 9 milioni di opuscoli. Entrambe dedicarono uno sforzo enorme a tale battaglia, anche a scapito delle responsabilità lavorative e imprenditoriali: Cobden poté occuparsi del suo impegno politico grazie al sostegno economico dell’amico.

Gli obiettivi politici perseguiti furono sempre caratterizzati dalla lotta per l’abolizione di norme ingiuste e gli strumenti utilizzati furono il lavoro indefesso e la persuasione.

Da convinto liberale si batté per molti aspetti relativi ai diritti personali e alle libertà, come ad esempio quella religiosa, nei confronti delle diverse confessioni cristiane e dell’ebraismo; e dell’allargamento del diritto di voto.

Importante altresì fu il suo impegno per la pace: si manifestò sempre contrario all’entrata in guerra del Regno Unito in ogni circostanza, pagando anche un prezzo personale, come abbiamo visto, in occasione del conflitto in Crimea e dei fatti bellici di Alessandria d’Egitto.

 

 

Le fonti

Ovviamente la documentazione su un personaggio così poco conosciuto, soprattutto fuori dal Regno Unito, non è abbondante.

Vi sono alcuni testi nei quali compare la figura e il pensiero di Bright, come in Dal liberalismo al liberismo di Besomi e Rampa edito da Giappichelli, e in La democrazia radicale nell’Ottocento europeo a cura di Maurizio Ridolfi pubblicato da Feltrinelli. In occasione del bicentenario della nascita, per la verità passato sotto silenzio anche in patria, il parlamentare conservatore Bill Cash ha dato alle stampe l’ultima biografia di Bright intitolata John Bright: Statesman, Orator, Agitator, recensita dal Sole 24 ore in un articolo del 2012 a firma di Alberto Mingardi.

 

Proponiamo alcune frasi di John Bright come modesto strumento per iniziare a conoscerlo.

 

«Possiamo essere orgogliosi del fatto che l’Inghilterra sia l’antico paese dei parlamenti. Con quasi nessun periodo intermedio, i parlamenti si sono riunititi costantemente per 600 anni. L’Inghilterra è la madre dei parlamenti.»

 

«Per quanto riguarda l’imposta sul reddito, la mia opinione è che le entrate necessarie sarebbero aumentate in modo equo e più equo se pagate dalle imprese e dagli individui in proporzione alla loro proprietà… Una tassa sulla proprietà dovrebbe essere una valutazione su tutti i terreni e gli edifici, e canali e ferrovie, ma non su proprietà come macchinari, scorte commerciali, ecc. L’aristocrazia ha spremuto tutto ciò che poteva dalla massa dei consumatori, e ora pongono le loro mani audaci su quelli non completamente impoveriti.»

 

«I proprietari terrieri hanno avuto un’influenza illimitata in Parlamento e nelle contee. All’estero la storia del nostro paese è una storia di guerra e di rapina; a casa, di debito, di tasse e nuovamente di rapina. In tutte le grandi contese in cui siamo stati coinvolti, abbiamo scoperto che questa classe dirigente ha preso tutti gli onori, mentre il popolo ha preso tutte le cicatrici.»

 

«La legge morale non è stata scritta solo per gli uomini nel loro carattere individuale, ma è stata scritta anche per le nazioni e per le nazioni grandi come questa di cui siamo cittadini. Se le nazioni respingono e deridono quella legge morale, vi sarà inevitabilmente una pena.»