Il 20 marzo scorso è stata la giornata mondiale della felicità ed è stato diffuso l’omonimo rapporto realizzato dal Sustainable Development Solutions Network. È necessario sottolineare che la ricorrenza non è mai stata troppo enfatizzata, rispetto ad altre, ma quest’anno, cadendo proprio in piena chiusura dovuta al Covid-19, è possibile affermare sia passata sotto silenzio.
Il Rapporto ha visto la prima edizione nel 2012 e solo quattro paesi sono stati al vertice della classifica: Danimarca (2012, 2013 e 2016), Svizzera (2015), Norvegia (2017) e Finlandia negli ultimi tre anni. Tra i primi dieci in questa edizione, che ha interessato 153 nazioni, oltre allo stato scandinavo, che ha ottenuto 7.809 punti, troviamo Danimarca (7.646), Svizzera (7.560), Islanda, Norvegia, Olanda, Svezia, Nuova Zelanda, seguiti dai due nuovi arrivati ai vertici, Austria e Lussemburgo. Agli ultimi posti si collocano Zimbabwe (3.299), Sud Sudan (2.817) e Afghanistan (2.567). L’Italia si pone al trentesimo posto con 6.387 punti, risalendo dal cinquantesimo del 2015 al numero 36 del 2019. È importante porre in risalto che il nostro paese è stato il primo ad adottare gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES) nella programmazione economica, come illustrato in una precedente pagina sul nostro sito.
Per la prima volta il Rapporto ha misurato anche la situazione in 186 città del mondo. Potrebbe non sorprendere, ma la città valutata la più felice è Helsinki (Finlandia), mostrando una correlazione con la condizione del paese in cui si colloca; seconda è Aarhus (Danimarca) e terza Wellington (Nuova Zelanda); seguono Zurigo (Svizzera), Copenaghen (Danimarca), Bergen e Oslo (Norvegia), Tel Aviv (Israele), Stoccolma (Svezia) e Brisbane (Australia).
Alcune sottolineature
Esaminando il dettaglio delle informazioni contenute nel Report emergono alcuni elementi significativi che vale la pena evidenziare.
I primi 20 paesi sono sempre i medesimi, pur variando la propria posizione; nel primo terzo si trovano stati di tutti i continenti, ma l’unica nazione africana è Mauritius collocata al posto 49. In questa fascia troviamo paesi che potrebbero destare qualche sorpresa, come gli Emirati Arabi Uniti (21), l’Arabia Saudita (27), il Messico (24), il Brasile (32), il Kazakistan (50). Alcuni stati di grandi dimensioni non compaiono in alto: la Russia è al 73° posto, la Cina al 94°, l’India addirittura al 144°. Altre sorprese possono essere l’Ucraina (123), la Bulgaria (96), la Croazia (79), il Giappone (62), il Portogallo (59), in negativo; e in positivo si potrebbero aggiungere Israele (14) e Costa Rica (15).
Nel merito di alcuni dati colpisce la differenza relativa alla vita media, che per le prime dieci nazioni è doppia rispetto alle ultime dieci, e del PIL pro-capite che è di 20 volte.
Nel tempo, mediamente la crescita di “felicità” dal 2015 è stata superiore per i paesi più piccoli rispetto ai più grandi.
«Le regioni con le valutazioni medie più alte sono la regione nordamericana più quella australiana, l’Europa occidentale e la regione caraibica dell’America latina. Il Nord America e l’Australia, sebbene abbiano sempre le valutazioni più elevate, mostrano una tendenza generale in calo. […] Anche il Medio Oriente e il Nord Africa mostrano una tendenza al ribasso a lungo termine».
Il Rapporto mette in risalto alcune componenti importanti che favoriscono o limitano la felicità. Una problematica significativa è la disuguaglianza, intesa non solo sotto il profilo del reddito, ma anche in rapporto alla salute, alle relazioni, alla fiducia sociale, alla percezione del proprio benessere. Non solo, avvertire che nel proprio paese si lotta contro le disuguaglianze ha un effetto positivo: «le persone si preoccupano del benessere degli altri».
L’ambiente sociale nel quale la persona è inserita svolge un ruolo rilavante, e si declina in alcune dimensioni quali la fiducia, l’avere qualcuno sul quale contare, l’assenza di corruzione, la possibilità di prendere decisioni libere, la generosità degli altri, istituzioni valide: essere inseriti in un ambiente sano e solido, averne fiducia, sono elementi decisivi di benessere.
La relazione tra grandi città e il resto delle nazioni
Il Rapporto approfondisce le modalità con cui gli ambienti sociali, urbani e naturali, si combinano e influenzano la felicità. Camminare in mezzo a spazi verdi è un elemento rilevante, specialmente se si è in compagnia. Un ambiente sociale felice è quello in cui le persone provano un senso di appartenenza, nel quale si sentono al sicuro e credono in istituzioni condivise.
Le città svolgono un ruolo importante nella crescita economica e nelle relazioni umane; ma dal momento che le popolazioni continuano a spostarsi nelle aree urbane, esercitando ulteriormente pressione sulle risorse e le infrastrutture, capire quali sono le fonti della felicità diventa sempre più importante: per questo il Rapporto non solo esamina attentamente il modo in cui essa viene percepita tra tutte le città del mondo, ma valuta anche il grado di felicità degli abitanti delle città rispetto all’intera popolazione. In generale si scopre che la felicità dei residenti in città è il più delle volte superiore a quella media, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, ma questo vantaggio si riduce e diventa talvolta negativo per le città delle nazioni più sviluppate, mettendo in evidenza che la felicità è più diffusa tra coloro che vivono a contatto con la natura.
Come è realizzato il report
Il Rapporto si basa su una vasta gamma di dati, soprattutto provenienti dalla Gallup World Poll, sia di tipo oggettivo, come ad esempio il PIL o l’inquinamento, sia soggettivi, registrando come le persone coinvolte nei sondaggi valutino la felicità della loro vita su una scala che va da zero a dieci, tenendo conto degli ultimi tre anni.
I parametri utilizzati per rilevare una condizione così effimera e privata come la felicità sono legati al benessere economico (il PIL, Prodotto Interno Lordo, e il reddito pro-capite), sociale (avere qualcuno su cui contare, avere un senso di libertà per prendere le decisioni chiave sulla vita, la generosità e la fiducia, il tasso di criminalità) e generale (aspettativa di vita, livello di istruzione, tasso di occupazione). Negli aspetti sociali è stata prestata particolare attenzione agli effetti che la disuguaglianza ha sulla felicità media e su come un buon ambiente sociale opera per ridurre tale disuguaglianza.
I capitoli del rapporto
Ecco una presentazione dei contenuti, grazie all’indice del Report.
Capitolo 1: Ambiente & Felicità: una panoramica.
Capitolo 2: Ambienti sociali per una felicità mondiale. Classifiche nazionali di recenti valutazioni della vita e loro cambiamenti dal periodo-base 2008-2012 al 2017-2019. Vengono indagate fonti e cambiamenti di questi livelli, con i sei fattori affiancati da un’analisi di come la disuguaglianza in termini di benessere sia legata a livelli più bassi di felicità. In seguito, in questo capitolo viene dimostrata l’importanza degli ambienti sociali con un’enfasi particolare su fiducia e connessioni sociali, e sulla capacità che un livello di fiducia elevato ha di migliorare le valutazioni della propria vita per tutti, ma specialmente per chi è più a rischio di minor benessere per discriminazioni, disoccupazione, malattia e basso reddito.
Capitolo 3: Città e felicità: classifica globale e analisi. Fornisce una classifica delle misurazioni della felicità, comprese valutazioni della vita e misure positive/negative e come queste impattano su oltre 180 città nel mondo, per le quali esistano campioni di dimensione sufficiente per il sondaggio internazionale di Gallup.
Capitolo 4: Differenziali urbani-rurali nella felicità mondiale. La felicità relativa della vita urbana e rurale nel mondo, che indica come gli abitanti delle città siano generalmente più felici degli abitanti delle aree rurali nella maggior parte dei Paesi, salvo che questo vantaggio è spesso minore, se non addirittura rovesciato, in alcuni dei Paesi più ricchi.
Capitolo 5: Ambienti naturali e artificiali e felicità. Il capitolo prende in esame quanto i diversi aspetti dell’ambiente naturale influenzino il benessere soggettivo. Nella prima parte, vengono utilizzati dati ambientali per i Paesi OCSE combinati con le misurazioni della felicità del sondaggio mondiale Gallup, mentre nella seconda parte si usano dati raccolti da rapporti online di un campione di londinesi, che analizzano come le loro emozioni cambino a seconda delle loro attività e delle condizioni ambientali locali.
Capitolo 6: SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile) e benessere umano. Si studiano le relazioni empiriche tra SDGs e misurazione della felicità del sondaggio internazionale Gallup, soprattutto le valutazioni della vita che costituiscono il tema dei capitoli precedenti.
Capitolo 7: L’eccellenza nordica: cosa spiega perché i Paesi nordici siano sempre tra i più felici al mondo. Si descrivono varie caratteristiche della vita nei Paesi nordici per contribuire a spiegare come mai le valutazioni di vita siano così alte in questi Paesi.
Il Sustainable Development Solutions Network
Si tratta di una rete di istituzioni (associazioni, fondazioni, atenei, consorzi, ecc.) presenti in tutti i continenti, promossa sotto l’egida del segretario generale dell’ONU nel 2012. Il SDSN promuove approcci integrati per attuare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, attraverso l’istruzione, la ricerca, l’analisi delle politiche e la cooperazione globale, mobilita competenze scientifiche e tecnologiche allo scopo di favorire soluzioni pratiche per lo sviluppo sostenibile. La rete è presente anche in Italia.
Commenti
Non c’è dubbio che la materia trattata sia estremamente delicata: lo stesso concetto di felicità è difficile da definire, investendo gli aspetti più intimi delle persone e la complessità della vita.
Un elemento interessante è il ruolo che i risultati emersi possono avere per i decisori, per le scelte politiche e amministrative che tali indicazioni ispirano.
Un’osservazione conclusiva è nel merito del Rapporto stesso. Appare eccessivamente lungo e dettagliato, certamente con analisi approfondite dei dati, ma con il limite di non avere una sintesi facilmente fruibile.
Alcuni altri grafici interessanti
Dei 149 paesi con dati per il periodo 2008-2012 e 2017-2019, 118 hanno registrato cambiamenti significativi. 65 sono stati aumenti significativi, che vanno da circa 0,11 a 1,664 punti sulla scala da 0 a 10. Ci sono state anche 53 diminuzioni significative, che vanno da circa -0,13 a -1,86 punti, mentre i restanti 31 paesi non hanno rivelato alcuna tendenza significativa dal 2005-2008 al 2016-2018.