Scuola: una ripresa che guardi al futuro

Il fatto

Sono state diffuse le linee guida per la riapertura, a settembre, delle scuole: dal primo, per l’avvio dell’attività, ad esempio per le necessarie riunioni e il recupero degli apprendimenti, e dal 14 per l’inizio delle lezioni. Esse cono contenute in un testo denominato Piano scuola 2020-2021 – Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione, redatto dal governo dopo un confronto con gli enti locali e le organizzazioni del mondo della scuola.

I criteri relativi alla sicurezza che hanno guidato le indicazioni sono attinenti alla prevenzione del contagio, quindi al distanziamento, all’evitare assembramenti in entrata e in uscita, alla vicinanza nelle classi, a situazioni quali gli intervalli e la refezione. Questi devono essere associati al benessere sociale ed emotivo degli studenti e al diritto all’istruzione, nonché alle diverse situazioni dei territori nei quali le istituzioni scolastiche sono collocate.

Più in generale lo scopo indicato viene formulato così: «sulla base dell’esperienza dettata dalla pandemia da Sars-cov-2, sarà necessario trasformare le difficoltà di un determinato momento storico in un vero e proprio volano per la ripartenza e per l’innovazione».

A guidare le scuole verso la ripresa dopo i mesi di chiusura sarà una cabina di regia nazionale che coordinerà tutto il piano, insieme a tavoli regionali istituiti presso i relativi uffici scolastici del ministero dell’istruzione, che indirizzeranno le singole regioni e affiancheranno i dirigenti scolastici: infatti nel documento appare centrale il ruolo delle scuole.

Nel presentare i contenuti il governo ha inoltre affermato di aver previsto un ulteriore miliardo di euro per il comparto e un incremento, a partire da luglio, degli stipendi del personale docente.

Una ripresa in sicurezza

Le linee guida prevedono una pulizia preventiva e poi costante degli ambienti, mettendo altresì a disposizione sapone e gel igienizzante, insieme a servizi di assistenza sanitaria.

Gli spazi scolatici devono essere riorganizzati in modo da consentire il metro di distanza, a questo scopo il ministero ha messo a punto un sistema informatico per fare simulazioni che incrocino le dimensioni delle aule e degli altri locali per la didattica con il numero degli occupanti, in modo da capire se vanno effettuati interventi ad hoc oppure se è necessario individuare ulteriori spazi, in collaborazione con enti locali, istituzioni e realtà del terzo settore.

Per quanto concerne le mascherine il rimando è alle indicazioni del Comitato tecnico scientifico, per cui, allo stato attuale, dovranno essere indossate, salvo le ovvie eccezioni, quali l’attività fisica e i pasti, a meno che l’obbligo generale decada. Come pure non è citata la parola tamponi, riferendosi sempre al più recente documento del Cts, nel quale sono previsti solo in forma volontaria per docenti e alunni.

Per le scuole dell’infanzia il tema dei dispositivi di protezione degli adulti (non è contemplata la mascherina per i bimbi di età inferiore ai sei anni), deve coniugarsi con le necessarie relazioni, il gioco e il ruolo di rassicurazione e fiducia.

Un elemento al quale andrà prestata grande attenzione è infine quello dei trasporti.

Autonomia

Un elemento centrale delle linee guida è la flessibilità e l’indipendenza con la quale le singole istituzioni scolastiche potranno avvalersi delle indicazioni e degli strumenti proposti, a seconda delle caratteristiche delle strutture e delle esigenze didattiche e organizzative.

Sarà possibile suddividere la classe in gruppi più piccoli, associare tali gruppi con altri provenienti da classi differenti, sviluppare l’orario con turni diversificati, con moduli orari inferiori ai 60 minuti e l’utilizzo del sabato, aggregare le materie in ambiti disciplinari più vasti. È prevista anche la possibilità di articolare in forma modulare il monte ore di ciascuna materia, ad esempio con una riduzione che consenta di avere del tempo per attività di recupero e consolidamento.

La didattica a distanza non dovrà essere abbandonata e, per gli istituti secondari di secondo grado, potrà integrare quella in presenza.

Una priorità nell’attenzione che scuole ed enti dovranno avere sarà rivolta ai più piccoli e ai portatori di disabilità: per questi ultimi non essendoci l’obbligo della mascherina potrebbe essere contemplato, per il personale, l’uso di ulteriori dispositivi di protezione.

La formazione

Allo scopo di rispettare e promuovere la sicurezza e il rispetto delle norme igieniche, nonché per un forte impulso all’uso delle nuove tecnologie, sono previsti percorsi di formazione dedicati al personale, affiancati a campagne informative rivolte agli studenti e alle loro famiglie.

È importante valorizzare e potenziare le competenze sperimentate attraverso il lavoro da casa e la didattica a distanza, con offerte formative per i docenti riguardanti metodologie innovative di insegnamento e apprendimento, di didattica interdisciplinare, per l’uso di tecnologie multimediali, per l’inclusione scolastica; e per il personale amministrativo, sul lavoro in team e la digitalizzazione delle procedure.

Didattica

Le linee guida sollecitano un’evoluzione nel modello di apprendimento, auspicando meno lezioni “frontali” e più esperienze laboratoriali e collaborative, anche con l’ausilio di nuovi arredi, quali i banchi singoli, e strumenti adeguati a tali obiettivi. Si fa anche riferimento all’incremento di organico del personale.

Fondamentale è la sensibilizzazione degli alunni perché siano consapevoli e responsabili del ruolo da svolgere, sia nell’ambito dell’apprendimento e delle attività collegate, sia per quanto concerne la loro collaborazione al riassetto degli spazi, degli arredi e delle attrezzature, al netto delle complesse operazioni di competenza del personale.

I patti educativi

Enti locali, istituzioni pubbliche, private, associazioni e realtà del terzo settore sono incoraggiati a sottoscrivere convenzioni, specifici accordi, denominati «patti educativi di comunità» tra le scuole e il territorio. Si tratta del rafforzamento di collaborazioni che dovrebbero essere già previste nella programmazione dell’offerta formativa, di una «valorizzazione della scuola intesa come comunità attiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare e aumentare l’interazione con le famiglie e con la comunità locale, comprese le organizzazioni del terzo settore e le imprese» (lettera m, comma 7 art. 1 della Legge 107/2015).

L’obiettivo di tali accordi con il territorio è anche quello di favorire la messa a disposizione di altre strutture o spazi, come parchi, teatri, biblioteche, cinema, al fine di potervi svolgere ulteriori attività didattiche o alternative a quelle tradizionali, comunque orientate a finalità educative.

Anche il rapporto con le famiglie deve giocare un ruolo decisivo per la riuscita degli intenti formativi, didattici e legati all’apprendimento, e per la piena consapevolezza del rispetto delle misure previste per il contrasto alla diffusione del Covid-19.

In caso di emergenza

Qualora dovesse esserci una seconda ondata della pandemia nel nostro Paese, il prossimo autunno, potrebbe essere necessario nuovamente sospendere le attività didattiche in presenza. Pertanto ogni istituzione scolastica inserirà nell’aggiornamento annuale del Piano triennale dell’offerta formativa il Piano scolastico per la Didattica digitale integrata nel quale le scuole individueranno le modalità per riprogettare l’attività, mettendo a frutto l’esperienza già vissuta e prestando particolare attenzione a esigenze e necessità degli alunni con bisogni educativi speciali.

In relazione a ciò e per un continuo monitoraggio, miglioramento e supporto agli enti territoriali e alle scuole, l’amministrazione nazionale ha attivato e attiverà specifiche iniziative quali protocolli con l’Ordine degli psicologici per la gestione degli effetti emotivi della chiusura delle scuole sugli alunni, il personale e sulle famiglie; convenzioni con gli operatori di telefonia mobile, per agevolazioni sulle tariffe; azioni di supporto perché gli Enti locali proseguano il completamento dell’infrastruttura che garantisca la copertura di tutto il territorio nazionale con banda larga.

 

Il commento

I minori dimenticati

Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. Certo, la pandemia è stata contenuta, nel nostro Paese, anche grazie a misure drastiche, come la chiusura delle scuole, ma l’impressione di una sottovalutazione delle ripercussioni per i minori è giustificata. Nelle fasi più difficili, infatti, l’attenzione si è concentrata soprattutto, se non esclusivamente, sull’economia, se ciò è stato comprensibile non escludeva l’affrontare anche la situazione di bambini, bambine, ragazze, ragazzi e giovani.

Le famiglie sono state lasciate sole a gestire le difficoltà di “avere i figli a casa”, magari in spazi ridotti e col problema di dover lavorare. Le scuole hanno dovuto affrontare la didattica a distanza come soluzione di emergenza, trasformandola, per fortuna molto spesso, in utili opportunità e in strumento per nuovi apprendimenti e dinamiche innovative. Va anche sottolineato che per molti studenti la carenza di attrezzature adeguate, quali la mancanza di un computer (le stime parlano di un allievo su quattro che non dispone di un PC) o reti poco performanti, particolarmente in alcune zone, hanno significato l’impossibilità di proseguire il percorso didattico.

Forse una maggiore consapevolezza sulla realtà dei minori, un po’ più di coraggio nell’affrontare i loro problemi, un superamento del generale silenzio nel dibattito pubblico e sui media che ha caratterizzato la fase acuta della pandemia sarebbero stati importanti fattori.

Adesso, comunque, bisogna guardare avanti, e la riapertura delle scuole rappresenta un passo decisivo. Il piano presentato è un elemento importante e di riferimento, pur avendo provocato non pochi commenti.

Qualche considerazione

Una delle osservazioni emerse è la genericità del documento che, come abbiamo visto, rimanda molte decisioni alle amministrazioni locali e alle singole istituzioni scolastiche. Se ciò è positivo nell’ottica dell’autonomia e dell’affrontare in modo flessibile le differenti situazioni, presta il fianco alla critica di fornire poche indicazioni, di correre il rischio di una forte discrepanza di trattamento degli studenti a seconda del contesto in cui vivono, non rispondendo all’esigenza di uniformità.

Un ulteriore rilievo si collega agli strumenti e alle risorse a disposizione dei singoli dirigenti scolatici, e delle amministrazioni locali, per far fronte alle problematiche della riapertura. Un rischio paventato è l’impoverimento dell’offerta formativa e la possibilità di un passo differente tra le scuole, che potrebbe mettere in discussione il diritto all’istruzione di tutti gli studenti, più di quanto fino a oggi non sia già stato.

Una riflessione va fatta, in rapporto alle linee guida e in generale. La politica deve decidere, è un suo compito precipuo, certamente dopo aver operato consultazioni e raccolto dati, sentito pareri, soprattutto di esperti e addetti ai lavori, ma ha il dovere di prendere decisioni. Il dubbio che rimane dopo aver letto il documento è di una certa prudenza riguardo a ciò. Ad esempio il rimando ai pronunciamenti del Comitato tecnico scientifico come riferimenti diretti è un elemento problematico, certo il suo parere è importante, ma è la politica che deve scegliere e i politici sono eletti per questo.

Il rischio di sottolineare l’autonomia, di per sé un aspetto significativo, corre il rischio di lasciare soli scuole ed enti dei territori nei confronti dei vasti problemi da affrontare, delle esigenze del servizio e dei bisogni degli studenti e delle loro famiglie, in particolare quelle più deboli.

È necessario un maggiore dialogo tra le parti, lo sforzo di utilizzare il tavolo nazionale e quelli regionali, nonché le conferenze di servizio locali per un forte coinvolgimento di tutti gli attori, mettendo in azione un processo dall’alto di indicazioni chiare e precise, da verificare, emendare e arricchire dal basso in un circolo virtuoso. Si tratta di utilizzare seriamente e produttivamente una logica basata sulla sussidiarietà, ma con una forte cabina di regia. È fondamentale un valido coordinamento tra le diverse istituzioni per svolgere in modo efficace e tempestivo tutte le operazioni necessarie alla ripresa delle attività: predisposizione degli spazi e programmazione degli orari, immissioni in ruolo, chiamata degli insegnanti rapida, graduatorie d’istituto, conferimento degli incarichi di supplenza.

In tali prospettive l’indicazione dei patti di comunità è un elemento rilavante che, se utilizzato bene e con modalità corrette, può rappresentare una seria opportunità per il rapporto tra varie componenti del territorio non solo per migliorare il funzionamento della scuola, ma come occasione per un approccio comunitario ai problemi e alla gestione del territorio stesso.

Una svolta

Il terremoto provocato dal Covid-19 deve essere l’occasione per un cambiamento nel mondo della scuola, come peraltro auspicato nel documento, che metta al centro dell’attenzione e delle proposte politiche la formazione, elemento indispensabile per ogni persona e per un corretto sviluppo del Paese. Le questioni sono molte: importanza e dignità della formazione, modernizzazione, investimenti.

Il mestiere dell’insegnate ha bisogno di essere valorizzato, in tutti i sensi, anche sul piano economico, col giusto riconoscimento del suo rilievo; va posto in particolare risalto il ruolo educativo della professione; il personale deve essere adeguato numericamente e qualitativamente, a partire dalla stabilizzazione del precariato. Sarà certamente necessario mettere a disposizione delle scuole un organico aggiuntivo, sia per il personale docente sia per quello amministrativo, tecnico e ausiliario da utilizzare per le eventuali esigenze di divisione o articolazione delle classi, per l’incremento e il sostegno della didattica, il potenziamento dell’orario, l’uso dei laboratori, nonché per la sorveglianza e l’assistenza degli alunni, e l’intensificazione delle pulizie.

La scuola e in generale il sistema formativo devono essere al passo coi tempi. Già la strada è stata intrapresa, con alcune linee quali l’attenzione per le competenze chiave, ma è necessario un forte impegno per un sistema in grado di far crescere bambini e giovani attrezzati in ogni versante del proprio essere. L’approccio potrebbe essere molto più coraggioso, prendendo esempio da altre nazioni, come la Danimarca, che hanno un modello con molti elementi interessanti. La partizione dei corsi, che, dopo la scuola dell’infanzia, prevede nove anni senza interruzioni, con la scelta del futuro portata più avanti; il programma di apprendimento personalizzato per ogni alunno e la mancanza di voti fino a 14 anni, con una valutazione basata sul confronto tra allievo e insegnante sui punti di forza e di debolezza e sui percorsi di miglioramento, solo per citare alcuni aspetti. Le indagini hanno messo in luce che la Danimarca possiede il miglior sistema scolastico europeo, la popolazione è tra le più “felici” del mondo e lo stato investe quasi il 7% del PIL nell’istruzione (quasi il doppio dell’Italia).

La scuola dovrebbe essere un luogo autenticamente educativo, nel quale i giovani sono coinvolti e responsabilizzati maggiormente, nel quale la partecipazione e la democrazia possano essere vissute, aperto e vivace, contaminato dallo sport, dalla cultura, dalle arti. Le dinamiche dovrebbero essere di dialogo, confronto e lavoro collaborativo, di grande rispetto; gli studenti dovrebbero essere coscienti dell’importanza dell’educazione e di come l’impegno scolastico sia fondamentale per la vita e il futuro lavorativo.

Per tutto questo c’è la necessità di risorse economiche, da considerare un importante investimento per le persone e il futuro. Per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli edifici, gli strumenti didattici, e tutto quanto serva a una proposta educativa e didattica adeguata. Le risorse attualmente disponibili per affrontare il difficile scenario appaiono insufficienti, se si considera il numero delle scuole, 8.000 e la cifra stanziata, che dovrebbe essere intorno ai due miliardi e mezzo: sono poco più di 300.000 euro a istituto da suddividere tra interventi di sicurezza e di riorganizzazione delle attività didattiche.

Forse è parlare del libro dei sogni, ma è necessario prevedere un vasto piano pluriennale di edilizia scolastica, per realizzare strutture ospitali, belle, spaziose, vivibili, con aule grandi e luminose, laboratori, palestre, ecc.; un piano per dotare le scuole e gli alunni dei mezzi informatici e reti performanti, di laboratori, insomma delle dotazioni per una scuola moderna; ma soprattutto di una vera riforma che metta al centro studentesse e studenti.

 

 

 

Le fonti

Il testo del Piano scuola 2020-2021 è disponibile a questo indirizzo, come pure una Lettera alla comunità scolastica per la riapertura delle scuole a settembre firmata dal ministro.

Naturalmente sugli organi di informazione sono presenti le opinioni intorno al documento.

Tra i tantissimi libri che affrontano l’universo scuola segnaliamo forse l’ultimo uscito: Liberare la scuola. Vent’anni di scuole autonome, a cura di Marco Campione ed Emanuele Contu, edito da il Mulino.

Sul tema delle competenze “chiave” e “trasversali” è utile consultare sul sito del Ministero le Linee guida dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, e su quello dell’Unione Europea la Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018 relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente.