Dopo il referendum

Hanno vinto i sì. Se pensiamo di aver risolto i problemi ci sbagliamo.

Qualche considerazione.

In questo periodo si è sentita ripetere la frase «dovrebbero andare tutti a casa», riferita ai politici, ma chi governa, allora? È vero che tale atteggiamento manifesta la sfiducia maturata dai cittadini nei confronti di una classe politica che ha dato cattivi esempi: stipendi esagerati, privilegi, spesso incapacità. Ma uno degli elementi fondanti la democrazia è la rappresentanza e la logica populista di puntare solo a una diminuzione dei numeri è una riduzione della democrazia.

Posto che oramai il taglio dei parlamentari è cosa fatta, ebbene deve aumentare la qualità: allora compito delle forze politiche è selezionare bene i candidati, in base alle capacità, all’esperienza, alle doti umane, ai valori, alla rettitudine.

La vera risposta è in donne e uomini impegnati in politica rinnovati.

In una politica capace anch’essa di rinnovarsi, centrata sul bene comune, basata sul confronto, sulla relazione e non sulla competizione.

Una politica che ora deve procedere a riformare veramente il sistema parlamentare.

Ma c’è anche l’assoluta necessità di cambiare noi come cittadini facenti parte del sistema democratico. Dobbiamo essere consapevoli che solo con una seria e corretta informazione, con un esame attento dei candidati, con valutazioni profonde di valori, idee e programmi proposti dai partiti è possibile essere donne e uomini responsabili, dando vita a un’opinione pubblica matura. La vita politica cambierà se parteciperanno sempre più persone autorevoli, preparate, con spirito di servizio e se le forze politiche sapranno accoglierle e valorizzarle.