In breve
- Diffusa la quinta edizione del Rapporto Welfare Index PMI intitolato L’impresa al centro della comunità.
- Il welfare aziendale si dimostra un’importante leva strategica per affrontare l’emergenza Covid-19 e superare le difficoltà.
- Sono sempre più le imprese attive.
- Le aree maggiormente coinvolte sono sanità, sicurezza, assistenza, formazione e conciliazione tra vita e lavoro.
- La pandemia ha innescato una crisi nelle imprese.
Il welfare aziendale importante e in crescita
Lo scorso settembre è stata presentata la quinta edizione del Rapporto Welfare Index PMI, realizzato mediante 6.500 interviste ai responsabili di imprese italiane medie e piccole.
Il messaggio fondamentale lanciato è considerare il welfare aziendale «una leva per affrontare l’emergenza e per la ripresa sostenibile del Paese», insieme al rilevare come l’emergenza della pandemia abbia fornito una spinta per un salto di qualità in questo ambito: infatti ora sono più della metà le imprese coinvolte e la gran parte di esse, quasi l’80%, ha portato avanti le iniziative in corso malgrado i problemi del momento, e un 28% ne ha introdotte di nuove o potenziato quelle attive.
L’impressione è che in questa difficile fase «le PMI con un welfare più maturo hanno avuto una maggiore capacità di reagire all’emergenza e sono state punto di riferimento per la comunità».
Un impegno nel campo ha anche delle ricadute sulla produttività e l’occupazione: secondo i dati raccolti sui bilanci degli ultimi due anni di 3.000 imprese medie e piccole, quelle più dinamiche nel welfare hanno registrato un maggiore aumento sia del primo elemento (+6% contro una media del +2,1%) sia del secondo (+11,5% a fronte di un +7,5%), in rapporto alle altre.
La crisi ha contribuito a modificare alcuni aspetti della gestione d’impresa: il 91,6% delle PMI ha sostenuto di aver acquisito una migliore consapevolezza dell’importanza della salute e della scurezza dei lavoratori, più del 70% ha sottolineato come il welfare aziendale avrà sempre più importanza nel futuro dell’azienda e il 65% ha dichiarato di voler contribuire in misura maggiore alla sostenibilità del territorio nel quale è inserita.
Nei cinque anni monitorati il welfare ha registrato un continuo progresso. Le imprese attive sono raddoppiate di numero, passando dal 25,5% al 52,3% e le aree che hanno visto un significativo progresso sono state la sicurezza, che è salita dal 34% nel 2017 all’attuale 60%; l’assistenza (da 7% a 23%); la sanità complementare (dal 35% al 42,2%); la formazione e la conciliazione tra tempo di vita e tempo di lavoro. Per quanto concerne quest’ultima, molto importante è stata la diffusione dello smart working e di nuove modalità di lavoro come strumenti di flessibilità, da affiancare a quello in presenza. In tale ambito emerge la necessità di un cambiamento nella cultura della gestione d’impresa, per ampliare nuovi modelli fondati sulla responsabilità della persona e l’autonomia organizzativa.
L’emergenza Covid-19
La pandemia ha innescato una serie di gravi problemi per le imprese. Nel dettaglio, l’8,8% delle aziende monitorate ha dichiarato di essere in grande difficoltà, il 42,4% in difficoltà, il 36% in difficoltà limitate e solo il 12,7% in sicurezza. I maggiori effetti negativi si sono registrati nelle piccole imprese, con meno di dieci dipendenti. In relazione ai settori produttivi, i più duramente colpiti sono il turismo, la ristorazione e i trasporti.
In questa lunga fase difficile l’80% delle PMI ha fornito materiali e informazioni di tipo sanitario ai dipendenti, mentre il 12% ha attivato canali di supporto e servizi di consulto medico e assistenza sanitaria a distanza; il 26,4% ha anche attuato azioni nei confronti della comunità del territorio e di sostegno al sistema sanitario nazionale.
Le imprese che hanno deciso di dedicarsi a iniziative di welfare aziendale hanno valutato positivamente le ricadute, soprattutto sugli ambiti della sicurezza, della fidelizzazione, della soddisfazione e del benessere dei lavoratori, del miglioramento dell’immagine e della reputazione.
Il Rapporto
Il Welfare Index PMI è un progetto di ricerca avviato nel 2016 allo scopo di misurare, mediante una serie di indicatori, la diffusione del welfare aziendale nelle piccole e medie imprese italiane. È promosso da Generali Italia con la collaborazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni, e coinvolge le realtà che desiderano valutare la propria situazione in merito a tale ambito.
Nel 2020 le analisi sono state svolte in due fasi, la prima tesa a fotografare la situazione e la seconda per approfondire l’impatto della pandemia.
Sono 12 le aree considerate al fine di misurare il livello di welfare: previdenza integrativa, sanità integrativa, servizi di assistenza, polizze assicurative, conciliazione tra vita e lavoro e sostegno ai genitori, supporto economico ai dipendenti, formazione per i lavoratori, sostegno all’istruzione di figli e familiari, cultura e tempo libero, aiuti ai soggetti deboli e integrazione sociale, sicurezza e prevenzione degli incidenti, welfare allargato alla comunità.
Le iniziative di welfare aziendale possono essere attuate in applicazione dei contratti nazionali, dipendere dalla contrattazione integrativa di secondo livello o derivare da decisioni delle singole società. Mentre le iniziative aziendali si registrano soprattutto nelle aree del tempo libero, della formazione, del sostegno economico e della conciliazione tra vita e lavoro, quelle in applicazione dei contratti nazionali sono in prevalenza legate alla sanità integrativa, alla previdenza complementare e ai servizi di assistenza.
A ogni impresa coinvolta, in base al numero di aree in cui sono attive e alla quantità di iniziative per area, viene assegnato un punteggio da 1W a 5W. Sulla base di tale risultato le imprese sono definite in modo diverso. Al primo livello sono collocate le Welfare Champion 5 W: attive in almeno 8 aree, con più iniziative nella stessa area, anche oltre a quelle previste dal contratto nazionale, e con un significativo coinvolgimento dei lavoratori. Nel 2020 sono state 78. Seguono le Welfare Leader 4W, imprese attive in almeno 6 aree, con più di un’iniziativa nella stessa area, anche oltre a quelle previste dal CCNL, e col coinvolgimento dei lavoratori. Vi sono poi le Welfare Promoter 3W, con un livello di welfare medio, attive in 5 o 6 aree di intervento, con più di un’iniziativa nella stessa area; le Welfare Supporter 2W, imprese attive in 3 o 4 aree, e infine le Welfare Accredited 1W, poco attive nel welfare, fino a 3 aree di intervento.