Nel mese di maggio del 2020 avevamo dedicato una pagina di POP.data al Democracy index del settimanale The Economist, e i dati erano tutt’altro che incoraggianti. A peggiorare il quadro è il rapporto di Freedom House, un’organizzazione non governativa americana che dal secondo dopoguerra presenta la situazione della libertà nel mondo.
L’indagine 2021, pubblicata il 3 marzo 2021, mostra un panorama preoccupante: nel 2020 quasi il 75% della popolazione del pianeta è vissuto in un paese in cui la democrazia è deteriorata. La differenza rispetto all’anno precedente è significativamente grave. Tra il 2020 e il 2019 le nazioni che sono arretrate in questo ambito sono state addirittura 45, contro le 27 del precedente raffronto e le 18 di quello ancora passato. Il declino è iniziato nel 2006.
In uno stato veramente libero si trova meno del 20% dell’umanità: è la proporzione più bassa dal 1995.
Le situazioni citate da Freedom House sono numerose e significative. La Cina ha intensificato la sua influenza, l’India, la democrazia più popolosa, è scesa da stato libero a parzialmente libero nella valutazione del Rapporto, la Russia prosegue sulla sua strada. I messaggi provenienti dagli oppositori del sistema democratico sono caratterizzati dall’affermazione di un declino della democrazia dovuto all’incapacità di rispondere ai bisogni della gente e a gestire le emergenze, come la pandemia. La crisi dovuta al Covid-19 è stata inoltre strumentalizzata da molti regimi dittatoriali per schiacciare l’opposizione e rafforzare il proprio potere.
Da quadro descritto emerge però che la democrazia è notevolmente resiliente e ha la capacità di affrontare crisi e difficoltà, è assediata, ma non sconfitta; molto dipenderà dalla capacità degli stati democratici, dai loro popoli e dai loro governanti, di agire per essere traino di una riscossa, indispensabile per un sano sviluppo dell’umanità.