Il primo partito

Ancora una volta il vincitore delle elezioni è l’astensionismo.

Hanno partecipato al voto per le amministrazioni comunali il 54,64% degli aventi diritto, contro il 61,52% del 2016, mentre l’affluenza per le regionali calabresi è stata del 44,38% (in linea col 44,33% della precedente tornata), con l’aggravante che cinque anni fa si votò nella sola giornata di domenica.

Un dato generale è la distanza tra i grandi e i piccoli centri: mediamente in questi ultimi la percentuale dei votanti è superiore.

Colpisce quindi il calo nelle città più rilevanti: a Torino la discesa è stata di nove punti percentuali attestandosi al 48,06%, la più bassa di sempre, con un primato del 42,9% nella Circoscrizione 6 (12 punti in meno rispetto al 2016); a Bologna di oltre otto, a Napoli di sette. A Milano hanno votato il 47,72% degli elettori, a Roma il 48,83%; il record negativo è di Trieste col 46,02%.

Piemonte e Lombardia hanno manifestato un’astensione quasi pari ai votanti (49% e 51%), mentre in alcune regioni del Centro si è superato il 65% dei partecipanti.

Quali fattori motivano tale fenomeno?

Probabilmente la situazione è complessa e l’analisi non può essere affrontata in breve, ma qualche elemento è possibile evidenziarlo. Emergono sfiducia e disillusione, lontananza dalla politica, promesse non mantenute, difficoltà nel trovare una rappresentanza affidabile e nella quale riconoscersi.

Questi aspetti sono anche causa della scarsa informazione sulle vicende politiche e sui politici: probabilmente molti non erano a conoscenza delle votazioni.

Si manifesta una distanza abissale tra il Palazzo (potremmo dire i Palazzi) e i cittadini, un profondo disinteresse per la scelta di chi ha la responsabilità di gestire la cosa pubblica. In questo senso non c’è colore politico che tenga: il problema è di tutti.

È preoccupante la disaffezione a questi momenti così importanti della democrazia: l’astensione è un profondo problema democratico.

Sarebbe molto importante che il fenomeno fosse preso in considerazione seriamente. Ma pare non interessare realmente i partiti politici che, come spesso accade, nel commento post elettorale si fregiano tutti di aver vinto a scapito degli avversari. Ma l’astensionismo, come ben sappiamo, va a danno della tenuta democratica.