I gatti grassi… e gli altri

Il 7 gennaio, il giorno dopo l’epifania… che tutte le feste porta via, è sempre di festa per gli amministratori delegati delle grandi società italiane quotate in borsa.

Infatti i Ceo italiani, in questo breve lasso di tempo, hanno guadagnato quanto la media dei connazionali lavoratori dipendenti del settore privato. Con una remunerazione media di oltre un milione e 600 mila euro bastano 6,75 giorni per raggiungere i quasi 30.000 euro (per la precisione 29.995) di stipendio (comprensiva della parte fissa e di quella variabile) che i lavoratori prima citati guadagnano in un anno intero.

Il dato è fornito da un’analisi condotta dall’Osservatorio JobPrising. Il calcolo riprende un’analoga indagine condotta nel Regno Unito dal think tank High Pay Center e dal Chartered Institute of Personnel and Development, che ha denominato il giorno in cui i Ceo superano la remunerazione dei lavoratori dipendenti Fat Cat Day: il giorno del gatto grasso.

Va detto che i nostri super manager sono più sfortunati dei loro colleghi inglesi, poiché in Gran Bretagna il giorno del sorpasso è solitamente il 4 gennaio.

È poi necessario aggiungere che nei compensi degli amministratori delegati non sono state considerate altre remunerazioni solitamente aggiunte allo “stipendio”.

Sorgono una serie di interrogativi: è chiaro che delicatezza e responsabilità dei compiti possono essere riconosciuti sul piano economico, ma il loro lavoro vale così tanto? È morale che vi sia una tale differenza tra i lavoratori dipendenti e i loro vertici aziendali? Nel caso in cui i top manager commettono degli errori che provocano difficoltà all’azienda (e magari qualche riduzione di personale se non il fallimento) pagano per tali errori? Infine: la politica potrebbe intervenire, magari con un regime fiscale adeguato?