Rapporto Rota 2021: un tempo sospeso

Il consueto appuntamento con il Rapporto Giorgio Rota, giunto alla sua ventiduesima edizione, definisce i 12 mesi appena trascorsi, segnati dalla pandemia, come Un anno sospeso. La provincia di Torino è stata colpita più di altre città metropolitane, soprattutto sul fronte economico, dalla crisi sanitaria.

Il messaggio che emerge dal lavoro è che vi sono tutte le potenzialità per superare questa difficile fase, purché vi sia una visione, una progettazione e delle scelte politiche conseguenti, e non «un’alluvione di micro-progetti e micro-finanziamenti».

La situazione, condizionata fortemente dal Covid, viene riassunta «nella resilienza dell’industria, testimoniata anche dal rimbalzo del PIL nel 2021, mentre riaccendere i motori della cultura e del turismo richiederà molte attenzioni aggiuntive, anche perché sistemi che già prima della pandemia fornivano ragioni di qualche insoddisfazione». Per quanto concerne il sistema sanitario questo a giudizio del Rapporto si è «battuto bene, con indici di mortalità per gli anziani che, soprattutto nella seconda ondata, sono risultati meno gravi rispetto alla gran parte delle regioni italiane», mentre per il sistema dell’istruzione, come in tutto il Paese, è andata meno positivamente, per le conseguenze che potrebbe avere a lungo termine sugli apprendimenti mancati anche a causa della didattica a distanza.

L’uscita dall’emergenza può essere l’occasione per non ripristinare banalmente le condizioni precedenti, già problematiche, per realizzare invece quella progettazione e quelle scelte politiche prima citate che affrontino le debolezze vecchie e nuove in un percorso di rilancio del territorio torinese. Il programma di ripresa questa volta si inserisce nel più ampio contesto europeo e nazionale del Piano di ripresa e resilienza, che ha come linee guida l’innovazione verde e digitale, la sostenibilità economica e sociale, l’inclusività.

Il Rapporto esamina le condizioni dell’area in tali ambiti, particolarmente per quanto concerne l’innovazione, mettendo «in luce come una certa effervescenza di iniziative ci sia, ma quasi sempre queste vengono calate a terra con un limitato coordinamento interistituzionale», che invece dovrebbe essere più presente, insieme a scelte politiche che investano nella ricerca pubblica, in grado di affiancare quella privata, che in Piemonte è rilevante, perché siano volano di crescita: «la “tripla elica”, in definitiva, non ha tre motori proporzionati e sufficienti».

L’ultimo capitolo è dedicato alla mobilità «sia perché anch’essa è stata fortemente impattata dalla pandemia, sia perché l’innovazione dei sistemi di mobilità intreccia molte delle dimensioni su cui occorrerà impegnarsi: dalla sostenibilità energetica e ambientale a quella della connettività, sia locale sia internazionale». I dati presentati rivelano che le iniziative non mancano, come ad esempio la linea due della metro e il potenziamento del sistema ferroviario metropolitano, ma è necessario pensare al potenziamento di alcuni collegamenti, verso sud, in particolare per l’accesso ai porti liguri, e verso ovest. Purtroppo però i dati stessi mostrano forti ritardi nei tempi di attuazione.

La pianificazione in corso viene presentata nel Rapporto e possiede «più di qualche interessante spunto, come la possibilità di riscoprire la piattaforma di risorse e occasioni territoriali data dal perimetro della città metropolitana», vale a dire il coinvolgimento di tutto il territorio provinciale perché venga coinvolto interamente nelle transizioni necessarie allo sviluppo.

«Al termine della lettura il Rapporto non scioglie il dubbio, legittimo, sul successo della pianificazione dei prossimi anni, ma è difficile non intravedere il fatto che questa volta la possibilità di dare una svolta alla soluzione dei problemi e di imprimere velocità alla ripresa economica è concreta, abbinata a finanziamenti probabilmente sufficienti», a patto di saper scegliere le priorità e di essere capaci di rendere operativi i progetti.

Se la programmazione e l’attuazione dei piani sarà adeguata potrebbe nascere una Torino nuova e diversa «capace di vivere su basi economiche più evolute e di fare prosperare una società unita, coesa e soddisfatta».