Alla fine di febbraio è stata diffusa, per la verità senza grande rilievo, la seconda parte del sesto aggiornamento del Report on Physical Science Basis, pubblicato dall’Intergovernmental Panel on Climate change (IPCC).
Il rapporto conferma, con ulteriori dettagli, profondità di analisi e certezze, quanto già è conosciuto: i rischi e le conseguenze del cambiamento climatico non sono una minaccia lontana, sono già presenti e la situazione sta rapidamente peggiorando: incendi e ondate di calore mai visti prima, tempeste e alluvioni, morie di organismi marini, fusioni dei ghiacci e collassi di interi ecosistemi forniscono ampia evidenza di quanto l’umanità sia già in una zona pericolo.
Il rapporto conferma l’interdipendenza tra clima, biodiversità e persone, per cui i problemi sono da affrontare con un approccio interdisciplinare, coinvolgendo scienze naturali, sociali ed economiche, sottolinea l’urgenza di azioni immediate e più ambiziose.
Salvaguardare e rafforzare la natura
Ci sono delle soluzioni per adattarsi al clima che cambia. Sostenere il potenziale della natura è un primo elemento che serve anche a migliorare la vita delle persone. Ecosistemi in salute sono più resistenti ai cambiamenti climatici e forniscono strumenti essenziali alla vita come cibo e acqua. Ripristinando gli ecosistemi degradati e mantenendo quelli già adeguati è possibile assorbire e immagazzinare carbonio.
I cambiamenti climatici interagiscono con altri fattori quali l’uso insostenibile delle risorse naturali, la crescente urbanizzazione, le disuguaglianze sociali, e anche la pandemia, mettendo a repentagli lo sviluppo futuro.
Le città: rischi e soluzioni
Il rapporto fornisce una valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici e dei pericoli connessi e dei necessari adattamenti riferiti alle metropoli, nella quali vive più della metà della popolazione mondiale. La vita degli abitanti, la loro salute, i mezzi di sostentamento, le infrastrutture, i sistemi energetici e di trasporto, sono sempre più esposti ai rischi, alle ondate di calore, alle tempeste, alla siccità e alle inondazioni, come pure a quelli cosiddetti “a insorgenza lenta”, come l’innalzamento del livello del mare.
Le città, per contro, offrono anche opportunità di azioni positive per il clima: edifici verdi, forniture affidabili di energie rinnovabili e acqua potabile, sistemi di trasporto sostenibili.
Senza chiare scelte politiche e finanziamenti adeguati la situazione non può essere affrontata, ma la responsabilità deve essere sentita da tutti, governi, settore privato e società civile. Le soluzioni sono più efficaci se interagiscono le conoscenze scientifiche e tecnologiche con l’esperienza di vita delle comunità locali.
Agire adesso
Il cambiamento climatico è una sfida globale che richiede soluzioni locali: per questo il Rapporto fornisce una serie di informazioni utili anche a livello regionale.
Come altri studi afferma chiaramente che intervenire con un modello di sviluppo sostenibile è urgente e complesso, data la situazione. Se il riscaldamento globale dovesse ulteriormente aumentare, ora siamo a 1,1° C, e superasse l’obiettivo degli 1,5° entro metà del secolo le soluzioni sarebbero di difficile realizzazione e addirittura impossibili superando i 2°.
«L’evidenza scientifica è inequivocabile: i cambiamenti climatici sono una minaccia al benessere delle persone e alla salute del pianeta. Ogni ulteriore ritardo nell’azione concertata a livello globale farà perdere quella breve finestra temporale – che si sta rapidamente chiudendo – per garantire un futuro vivibile».
I costi delle alternative
Lo studio mostra che i prezzi delle alternative verdi ai combustibili fossili non solo sono diminuiti negli ultimi anni, ma sono precipitati. Tra il 2010 e il 2019 i costi dell’energia solare e delle batterie agli ioni di litio si sono ridotti dell’85%, mentre l’energia eolica è calata del 55%. I pannelli solari e le turbine eoliche possono quindi competere con la produzione di energia da combustibili fossili in molte aree e lo sviluppo delle tecnologie verdi è aumentato vertiginosamente.
Le responsabilità politiche
Ma nel rapporto emerge inoltre molto chiaramente che il problema più grande rimane sempre lo stesso: la politica. Addirittura il Financial Times lo scrive esplicitamente: «Il problema più grande è la politica, come ha mostrato lo stesso Ipcc. Il suo rapporto è stato ostacolato da dispute tra i 195 Paesi che lo hanno approvato, alcuni dei quali dipendono fortemente dai combustibili fossili o non hanno le risorse per costruire un’economia più verde. Dopo più di un secolo di energia e uso del suolo insostenibili, il mondo ha iniziato a girare. È ora necessario trovare nuovi modi per spostarsi ancora più velocemente».