Peccato non leggere

Ancòra libri …  anzi ancòra libri o libri àncora? Io preferisco libri vela, libri che hanno “portanza”. Si lo so è una cosa da ingegneri la portanza, ma la metafora è suggestiva e quindi ve la propongo. Sapete come vola un aereo? Semplice perché sul “dorso” superiore dell’ala c’è un flusso più veloce che sulla parte “ventrale” e questo fa sì che ci sia una diversità di pressione che risulta diretta verso l’alto e sostiene così l’aereo che può volare. Ma la cosa a cui poco riflettiamo è che anche la vela di una barca funziona nello stesso modo è il vento che corre più veloce sul dorso curvo della vela a trascinare la barca. Così è per i libri, veniamo trascinati avanti anche quando soffia forte contro il vento degli accadimenti che ci paiono “contrari”, anzi proprio quando soffia forte, basta che gli offriamo il “dorso giusto delle idee”. Ecco dunque libri per sfruttare il vento contrario.

La ferita che cura” di Antonia Chiara Scardicchio, un libretto dalle dimensioni inversamente proporzionali al suo contenuto (tra l’altro un altro consigliabilissimo suo titolo è “piccole gigantesche cose”). Il tema è la possibile collaterale bellezza presente nel dolore. Non sono parole accademiche o “piamente” confortanti quelle dell’autrice, scaturiscono dal “salice” vivo della sua biografia. Non ne cito alcuna frase (dovrei riscrivere il libro) … ah già questo è un libro da rileggere! La domanda che può sorgere è ma il dolore ha una dimensione politica? La riflessione è aperta.

Continuo con un altro libro fisicamente di dimensioni molto ridotte ma altrettanto denso, (casualmente stesso interessante editore del precedente Anima Mundi) si tratta della ripubblicazione di una intervista della fine anni 80 a Raimon Panikkar di un giovane Marco Guzzi “La speranza è dell’invisibile”. In questo caso la dimensione esplorata ha una valenza a mio modo di intendere straordinariamente politica. Per l’intervistato la speranza non è del futuro ma di ciò che non (ancora, forse) vediamo. Sicuramente merita poi un approfondimento su chi ha detto di sé: “Sono partito cristiano, mi sono scoperto hindú e ritorno buddhista, senza cessare per questo di essere cristiano”. Tornando al libro ciò che colpisce è l’attualità delle considerazioni del “sacerdote ricercatore” Panikkar a distanza di più di trent’anni dall’intervista, a dimostrazione di quanto il suo sguardo scrutasse oltre l’orizzonte, con una visione straordinariamente politica.

Cosa connette il terzo volume consigliato è la condizione nella quale è stato scritto: sicuramente un “vento fortemente contrario” e soprattutto come la storia ha dimostrato, un vento che sembrerebbe aver vinto chi ha scritto. Si tratta anche in questo caso della ripubblicazione di un “libretto”. “Una vita proletaria. Retroscena del processo di Plymouth” di Bartolomeo Vanzetti. Non è un libro facilissimo da trovare (Galzarano Editore) ma la sua lettura vale la ricerca. L’anarchico piemontese lo ha scritto in carcere e dal carcere il suo vento di idee ha vinto il vento della cronaca che lo ha ingiustamente ucciso. Il libro è arricchito da numerose e documentate note e contiene anche la copia della prima pubblicazione in America del volumetto. Una storia quella di Sacco e Vanzetti che merita ricordare e approfondire; posso consigliare insieme, anche se l’evento può apparire non immediatamente connesso, un libro non recentissimo ma interessantissimo di Enrico Deaglio “Storia vera e terribile tra Sicilia e America”. Un periodo della storia moderna che occorre conoscere per trarne le opportune lezioni politiche.

Per venire invece all’attualità ritorno a proporre un autore di cui ho già parlato, (ma va da se quando c’è competenza), sto parlando di Gastone Breccia. Il volume che consiglio “Le guerre di Libia, Un secolo di conquiste e rivoluzioni” non è l’ultimo ma è imperdibile (anche se sto già leggendo l’ultimo “Le guerre della Russia” e non delude assolutamente, mi sa che sarà il consiglio della prossima volta). Lucido, ricco, documentatissimo e anche nella crudezza dei dati oserei dire avvincente, nel senso etimologico, il libro tiene legato il lettore ad una vicenda complessa – di una regione troppo spesso “vittima” – che altrimenti resta costruita sulle epidermiche e impressionistiche ricostruzioni dei media tradizionali (giornali e TV) o quelle spesso incontrollabili fascinazioni emotive di internet.

Per finire azzardo un suggerimento di lettura di un articolo de “la Civiltà Cattolica” del numero 4126 di maggio “India e Russia”. Le osservazioni sono molte e articolate e la sintesi che viene proposta è ricca di suggestioni con riferimento al quadro del conflitto Ucraino-Russo. Leggete e fate dorso al vento delle idee!