Il rapporto GIMBE sui programmi elettorali

In occasione del voto del 25 settembre 2022, l’Osservatorio GIMBE ha realizzato un Monitoraggio indipendente dei programmi elettorali: sanità e ricerca biomedica.

La Fondazione GIMBE è un’organizzazione senza fini di lucro che «ha lo scopo di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca, formazione e informazione scientifica, al fine di migliorare la salute delle persone e di contribuire alla sostenibilità di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico».

Il contesto degli ultimi anni

Le analisi della Fondazione GIMBE hanno documentato, sin dal 2013, una grave crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. In particolare, il quarto rapporto, pubblicato nel giugno 2019 prima dello scoppio della pandemia, ne ha identificato le principali problematiche. Il calo del finanziamento pubblico: nel decennio 2010-2019 sono stati sottratti al SSN circa 37 miliardi di euro mentre il fabbisogno sanitario nazionale è aumentato di soli 8,6 miliardi. Gli sprechi e le inefficienze che si annidano a tutti i livelli del SSN e continuano a erodere preziose risorse: utilizzo eccessivo di prestazioni sanitarie inefficaci, inappropriate o dal basso valore, sottoutilizzo di prestazioni sanitarie efficaci, frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative, inadeguato coordinamento dell’assistenza, in particolare tra ospedale e territorio. L’espansione incontrollata del servizio sanitario privato, presentato come “la” soluzione per salvare il SSN, che in realtà aumenta spesa e diseguaglianze sociali, alimenta un certo consumismo sanitario e rischia di danneggiare la salute inducendo fenomeni di sovra-diagnosi e sovra-trattamento.

Il citato rapporto aveva inoltre rilevato che il SSN vive in un quadro fortemente condizionato da due fattori ambientali. Il primo squisitamente politico: un clima che contribuisce a generare iniquità e diseguaglianze, conseguente sia ai nodi legati alla modalità di governance tra stato e regioni e tra queste e le aziende sanitarie. Il secondo socio-culturale: cittadini e pazienti ripongono spesso aspettative irrealistiche nei confronti di una medicina mitica e di una sanità infallibile. Incuranti della tutela del patrimonio comune, da un lato fanno lievitare la domanda di servizi e prestazioni sanitarie, dall’altro non accennano a cambiare stili di vita inadeguati che aumentano il rischio di varie patologie.

In questo contesto si è abbattuta la pandemia, che ha posto in risalto tutte le criticità e le contraddizioni di un fragile sistema sanitario, in particolare nel capitale umano e nell’assistenza territoriale, oltre che incapace di mettere in atto un’unica catena di comando. Contemporaneamente la crisi ha aumentato la consapevolezza che un sistema sanitario pubblico, equo e universalistico rappresenta un caposaldo della democrazia.

Le conclusioni del rapporto

Il lavoro condotto dalla Fondazione è estremamente ampio e dettagliato. Per sintetizzarne il contenuto è utile rifarsi alle considerazioni riportate al termine del testo, cui fanno seguito una serie di appendici di ulteriore approfondimento.

L’analisi mette in luce un’attenzione estremamente variegata dei partiti per i temi della sanità e della ricerca biomedica, con diverse proposte interessanti per rilanciare il SSN. 

I programmi elettorali non considerano che la crisi di sostenibilità del SSN non si è risolta poiché i principali elementi sono quelli dell’era precedente al Covid-19. La pandemia costituisce un’ulteriore determinante che indebolisce la sanità pubblica, sia in termini di ritardo nelle prestazioni ordinarie, sia per l’emergenza di nuovi bisogni di salute, ma soprattutto per l’impoverimento quantitativo e la demotivazione degli operatori.

Nessun partito ha elaborato un vero e proprio piano di rilancio del SSN che risponda alla crisi di sostenibilità e con gli investimenti e le riforme previste dal PNRR. Tranne isolate eccezioni, i programmi non riportano l’impatto economico delle proposte, né le modalità per il loro finanziamento.

La gestione della pandemia e della campagna vaccinale appare ai margini delle indicazioni, nonostante gli organismi internazionali suggeriscano a tutti i paesi di predisporre piani per affrontare il prossimo futuro.

Alcune tematiche quali la riforma della sanità territoriale, il potenziamento degli organici, il superamento delle liste di attesa sono presenti, ma non sono menzionate le riforme e l’entità delle risorse necessarie per la loro attuazione: ad esempio il potenziamento del personale sanitario richiede l’abolizione dei tetti di spesa, il rinnovo di contratti e convenzioni esige uno stanziamento straordinario di risorse.

Numerose proposte si configurano come slogan mirati semplicemente ad allargare il consenso, incoerenti sia con un’adeguata programmazione, come l’abolizione del numero chiuso a Medicina, sia con la sostenibilità del SSN, come l’eliminazione dei ticket.

Su alcune aree rilevanti quali l’approccio “salute in tutte le politiche”, la riforma della sanità integrativa, l’informazione scientifica della popolazione, sono pochissime le proposte.

Un numero molto elevato di indicazioni, prevalentemente avanzate da partiti minori, contrasta con il principio costituzionale di tutela della salute pubblica o sono apertamente anti-scientifiche.

«A fronte delle complesse sfide sulla sanità pubblica che attendono il nuovo Esecutivo, il nostro monitoraggio indipendente restituisce un quadro deludente. Se da un lato alcune tematiche (riforma della sanità territoriale, potenziamento organico del personale sanitario e superamento delle liste di attesa) sono comuni alle principali coalizioni e schieramenti politici, dall’altro per la combinazione di ideologie partitiche, scarsa attenzione per la sanità e limitata di visione di sistema, le proposte sono frammentate, spesso strumentali, non sempre coerenti e senza alcuna valutazione dell’impatto economico. E, cosa ancora più inquietante, nessuna forza politica ha elaborato un adeguato piano di rilancio per la sanità pubblica, in grado di contrastare la strisciante privatizzazione, al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto costituzionale alla tutela del nostro bene più prezioso: la salute».