Il banchiere dei poveri
In un film italiano di qualche anno addietro uno dei personaggi esclamava ripetutamente, in dialetto napoletano e risvegliandosi da un sonno perenne: «nu milione… uanm ro’ priatorio». Chiedeva cioè a chi soggiornava nel purgatorio di intercedere per ricevere un milione delle vecchie lire che gli sarebbero servite per avviare un’attività di produzione di un accendino rivoluzionario.
Naturalmente non riuscì a farsi finanziare il progetto e ciò lo ridusse nello stato catatonico nel quale giaceva. Di norma, infatti, senza una qualche forma di garanzia non è possibile, per i canali bancari, ottenere un prestito per aprire un’iniziativa imprenditoriale.
Il personaggio che presentiamo si è misurato con tale problema e lo ha affrontato, tra l’altro in uno dei paesi più poveri del mondo. Muhammad Yunus ha inventato il microcredito, vale a dire erogare un modesto prestito concesso sulla fiducia e non sulla base di garanzie, allo scopo di avviare piccole attività produttive o commerciali.
La vita
Per far conoscere la sua vita utilizziamo la pagina ad essa dedicata del sito della Fondazione Grameen Italia, «un’organizzazione non-profit nata nel luglio 2010 dalla collaborazione tra Università degli Studi di Bologna, Unicredit Foundation e Grameen Trust come espressione della volontà del Premio Nobel Muhammad Yunus di avviare un centro in Europa capace di promuovere il microcredito e il Social Business sulla base del modello della Grameen Bank».
Diventato celebre nel mondo come il padre del Microcredito e del Social Business, il Prof. Muhammad Yunus nasce nel 1940 a Chittagong, la grande città portuale del Bangladesh.
Studente presso l’Università di Dhaka e successivamente presso la Vanderbilt University (Stati Uniti) dove consegue il dottorato, nel 1969 Muhammad Yunus diventa professore di economia presso la Middle Tennessee State University (Stati Uniti) e successivamente Direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Chittagong (Bangladesh).
In seguito alla violentissima inondazione che nel 1974 colpisce il Bangladesh, il Prof. Yunus prende coscienza della devastante povertà diffusa nel suo Paese. «Da quel giorno mi dedicai a disimparare la teoria e a prendere lezioni dalla realtà. Per trovarla non dovevo andare lontano: la realtà era ovunque, bastava uscire dall’aula.», scrive Yunus nel celebre libro Il banchiere dei poveri.
È verso la fine degli anni ‘70 che il Prof. Yunus concepisce e inizia a testare una nuova forma di prestito: il microcredito.
Il microcredito rappresenta una rivoluzione nel Bangladesh rurale, essendo un piccolo prestito concesso sulla fiducia a persone povere, prive di garanzie da presentare alle banche.
Il Prof. Yunus va oltre la mera invenzione del microcredito, costruendo attorno a esso un vero e proprio percorso di capacitazione e responsabilizzazione della persona beneficiaria del prestito, arrivando a definire la c.d. Metodologia Grameen.
Attraverso l’ideazione della metodologia Grameen, lo strumento del Microcredito è finalmente perfezionato: esso diventa davvero uno strumento di sviluppo della persona che permette di generare reddito, occupazione, autonomia finanziaria e di impattare positivamente sulla comunità.
Spinto dalla volontà di sostenere il suo popolo nel miglioramento delle condizioni di vita e alimentato dalla convinzione che l’accesso al credito sia un diritto umano fondamentale, nel 1983 Yunus fonda in Bangladesh la Grameen Bank, la c.d. “banca del villaggio”: è la prima banca al mondo a erogare piccoli prestiti alle persone considerate non bancabili dal circuito bancario tradizionale, fornendo loro un’alternativa reale all’usura e alla povertà.
Negli anni che seguono, la Grameen Bank conosce un florido sviluppo e attraverso di essa il Prof. Yunus può avviare e finanziare numerose iniziative. Nella continua ricerca di soluzioni alla povertà e alle diseguaglianze generate dal capitalismo, il Prof. Yunus sviluppa negli anni un nuovo modello di impresa con finalità sociali: il c.d. Social Business.
Per aver favorito con il suo impegno l’autonomia economica e sociale delle persone, in particolare quelle indigenti ed emarginate, nel 2006 il Prof. Yunus e la Grameen Bank vincono congiuntamente il premio Nobel per la Pace.
Il commento
Muhammad Yunus non è solo un economista, un docente di economia e un banchiere sui generis, è soprattutto uno strenuo difensore dei diritti umani, poiché le iniziative da lui promosse procedono nelle direzione di sostenere aspetti fondamentali che consentono di vivere in modo dignitoso, come il lavoro e l’iniziativa economica, come la lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Un insegnamento militante
Nella biografia di Yunus vi è dato particolare: il desiderio di estendere la sua attività di docente di economia in una direzione pratica, operativa. Non è sufficiente diffondere idee e conoscenze, per quanto serie e innovative siano, si tratta di renderle azione concreta, di sviluppare iniziative. In questo modo è nato il microcredito, da un’analisi della realtà, da una riflessione che si è tramutata in fatti.
È un messaggio estremamente interessante, poiché unisce lo studio, le competenze teoriche e la didattica con l’esigenza di renderli capaci di modificare la realtà.
Per uno sviluppo a misura di persona
Un elemento centrale nella filosofia di Yanus è dare vita a uno sviluppo “dal basso”, che sia sostenibile sia sul piano ambientale sia su quello sociale. Per lui povertà, disoccupazione e inquinamento sono il prezzo imposto agli esseri umani e al pianeta dall’attuale modello di crescita basato sul profitto; la soluzione è un nuovo paradigma non più orientato esclusivamente alla ricerca dell’interesse personale, ma basato sui valori dell’altruismo e della generosità. Si tratta di comprendere che uno dei presupposti del capitalismo classico, una natura umana egoista, non è reale, poiché nelle persone sono forti anche i sentimenti di bontà e interesse per gli altri.
Il lavoro contro la povertà
La lotta alla povertà attraverso la possibilità di attivare piccole iniziative imprenditoriali è un aspetto importante della sfida contro le disuguaglianze, per l’inclusione e la giustizia sociale. Il lavoro è uno degli elementi essenziali della possibilità di un’esistenza realizzata e nel combattere l’inequità. Per occupazione si può intendere anche l’attività in proprio, ed è tale prospettiva che il microcredito intende sostenere e diffondere, in particolare in quei territori più deboli.
L’impresa sociale
Uno sviluppo sostenibile che crea lavoro e rispetta ambiente e persone passa attraverso attività imprenditoriali che si pongono in una dimensione sociale. L’economia non è un tabù, il profitto non è un fattore negativo di per sé, purché sia utilizzato in modo sociale, per giusti salari, miglioramento dei prodotti o dei servizi, adeguate condizioni di lavoro, crescita del territorio in cui si opera.
I tre zero
Per il nostro testimone la parola chiave è la persona. È necessario cambiare se stessi per cambiare il mondo, e tutti devono sentirsi coinvolti nell’affrontare i tre principali problemi che affliggono il mondo: disoccupazione, povertà ed emissioni di carbonio. Se ciascuno porta il suo contributo per aggredirli, iniziando dalla propria vita, sarà possibile intravvedere una via d’uscita.
Si tratta di lavorare su tutti i fronti, quello imprenditoriale, quello intellettuale e quello politico, per rendere più interessante la creazione e l’investimento nelle imprese sociali.
Qualche polemica
Come tutti i personaggi sotto i riflettori anche Yanus è stato al centro di polemiche e sospetti, in particolare in Bangladesh. Nel 2011 la corte suprema del paese asiatico ha respinto il suo ultimo appello contro la decisione del governo di rimuoverlo, per ragioni di età, dalla direzione della Grameen Bank, anche se i sui sostenitori hanno ipotizzato che la vera motivazione fosse il desiderio dello stato di mettere le mani su un istituto di credito redditizio, potente e famoso. L’anno precedente Yunus era stato accusato di sottrazione di fondi, per poi essere assolto.
Un documentario realizzato da un giornalista norvegese anni fa e l’opinione del direttore di un quotidiano di Dakka, hanno gettato ombre pesanti sul sistema del microcredito, accusato di imporre tassi esorbitanti ai debitori, accuse respinte dalla banca.
Infine, uno studio pubblicato nel 2017 puntava il dito sulla presunta inefficacia del sistema del microcredito in Bangladesh, utilizzato, secondo i ricercatori, soprattutto come forma di credito al consumo e incapace di creare attività imprenditoriali.
In ogni caso i numeri della banca sono notevoli sia per la presenza capillare sia per i miliardi di dollari di crediti concessi, con un tasso medio di recupero pari a quasi il 99%. Il modello poi è diffuso in tutto il mondo e in Italia è presente l’Ente Nazionale per il Microcredito, una struttura pubblica rivolta alla «promozione, indirizzo, agevolazione, valutazione e monitoraggio degli strumenti microfinanziari promossi dall’Unione Europea e delle attività microfinanziarie realizzate a valere sui fondi comunitari; monitoraggio e valutazione delle iniziative italiane di microcredito e microfinanza; promozione e sostegno dei programmi di microcredito e microfinanza destinati allo sviluppo economico e sociale del Paese, nonché ai Paesi in via di sviluppo e alle economie in transizione».
Le fonti
Il portale della Fondazione Grameen Italia è un primo importante riferimento per conoscere non solo Muhammad Yunus, ma il microcredito e il Social Business sul modello della banca fondata dal nostro testimone.
Yunus ha pubblicato alcuni libri, editi anche in Italia: Il banchiere dei poveri, Un mondo senza povertà, Si può fare, Un mondo a tre zeri. Come eliminare definitivamente povertà, disoccupazione e inquinamento. Naturalmente sono presenti innumerevoli servizi giornalistici, interviste e volumi che permettono di conoscerlo meglio
Il nostro testimone ha ottenuto, oltre al Nobel, numerosi premi e riconoscimenti in molte parti del mondo.
Il microcredito
Come abbiamo visto, «il microcredito consiste nell’erogazione di un piccolo prestito concesso sulla fiducia e senza garanzie reali a persone escluse dal sistema bancario tradizionale. Il finanziamento è finalizzato prevalentemente alla realizzazione di piccole attività di impresa o al consolidamento di attività già esistenti.
I programmi di microcredito investono sul valore della persona, sulle sue capacità e sulla sua utilità personale e mirano alla sua autonomizzazione economica e finanziaria.
La profonda rivoluzione del microcredito consiste nel costituirsi come strumento multidimensionale di sviluppo della persona e della sua capacità di dare un contributo alla comunità di appartenenza. Nel farlo, il microcredito pone l’accento non solo sulla mera azione di concessione di fiducia, sotto forma di credito monetario, ma anche e soprattutto, sull’importanza della dimensione educativa e promozionale della persona, attraverso un coinvolgimento concreto da parte dei diversi attori di quello che è un vero e proprio processo produttivo».
Il sito della Fondazione prosegue distinguendo tra microcredito sociale e imprenditoriale. Il primo consiste in un concreto aiuto a persone e famiglie in difficoltà nella logica della responsabilizzazione, concretizzata in un prestito e non in forme di contributi a fondo perduto, affiancato da servizi di assistenza. Il secondo mira a promuovere il diritto all’iniziativa economica, con l’obiettivo «di creare un meccanismo virtuoso che permetta ai micro imprenditori di generare reddito e diventare economicamente autonomi».
Concretamente si tratta di prestiti per un importo massimo di 10.000 euro, nella prima tipologia, e di 25.000 nella seconda, da restituire in cinque o sette anni, senza alcuna garanzia.
Sempre nel portale sono presenti ulteriori approfondimenti come la presentazione della normativa italiana in materia.
Il Social Business
«Il termine Social Business indica un nuovo modello idealtipico di impresa, in cui l’obiettivo dichiarato e perseguito è la massimizzazione del valore sociale prodotto, avendo come vincolo l’autosufficienza economica. Secondo Muhammad Yunus, che ha contribuito ad introdurre attraverso la “sua” Grameen Bank l’idea di Social Business nel panorama mondiale, un’impresa con finalità sociali deve essere condotta come una vera azienda, con prodotti, servizi, clienti, mercati, spese e ricavi, ma con l’imperativo del vantaggio sociale al posto di quello della massimizzazione dei profitti». È quindi un’impresa sostenibile che opera per raggiungere obiettivi sociali, non distribuisce dividendi, ma utilizza i profitti per espandersi, migliorare prodotti o servizi e creare altre iniziative sociali, con l’aspirazione di contribuire a un mondo più umano e civile.
Alcuni pensieri
Come da tradizione concludiamo con alcune citazioni del nostro testimone.
«Disoccupazione e occupazione, poiché sono gli elementi determinanti del reddito nell’arco della vita, sono due fattori di primo piano che contribuiscono alla crescita della disuguaglianza economica, che, come ho già osservato, costituisce una minaccia grave per il futuro del mondo.
L’impatto psicologico e sociale è altrettanto grave. Disoccupazione significa gettare nella spazzatura una persona nel pieno delle sue capacità, una forma particolarmente crudele di punizione.»
«Un essere umano è per sua natura attivo, creativo, pieno di energia e un risolutore di problemi, sempre alla ricerca di modi nuovi per realizzare il proprio potenziale illimitato. Perché dovremmo consentire a chiunque di staccare la spina a un essere umano creativo e di negargli la possibilità di usare le sue stupefacenti capacita? Eppure oggi vedo milioni di giovani negli Stati Uniti e in Europa costretti a un ozio forzato a causa di un massiccio fallimento del sistema economico.»
«La disoccupazione non è creata dai disoccupati stessi, ma dal nostro quadro concettuale grossolanamente difettoso, che ci ha inculcato l’idea che le persone siano nate per lavorare per pochi fortunati capitalisti. Poiché questi pochi creatori di posti di lavoro sono i motori dell’economia, secondo la teoria attuale, tutte le norme e le istituzioni sono fatte su misura per loro. Se non ti assumono, sei finito. Che travisamento del destino umano! Che insulto agli esseri umani, dotati di capacita creative illimitate!»
«La teoria economica convenzionale, per ricoprire il ruolo di guida dell’impresa, ha escogitato quell’essere umano a una dimensione che è l’imprenditore. Lo ha isolato dal resto della vita, separandolo dalla sfera religiosa, da quella delle emozioni, da quella politica e da quella sociale, così che non gli resti che occuparsi di una sola cosa, la massimizzazione del profitto. In questo si farà aiutare da altri uomini a una dimensione che gli procureranno il denaro necessario».
«Dato che il capitalismo è un sistema incompleto, bisogna integrarlo introducendo un nuovo tipo d’impresa, che tenga nel giusto conto la natura multidimensionale degli esseri umani».
«Credo fermamente che l’università non debba essere una torre d’avorio, dove pochi intellettuali si ingegnano a raggiungere vette sempre più alte di conoscenza, senza mai condividere con il mondo che preme ai suoi confini».
«Le donne nella gran parte dei paesi sottosviluppati sono le più emarginate sul piano lavorativo e sul piano economico e sociale, le donne costituiscono la maggioranza dei poveri e per il loro legame con i figli rappresentano concretamente il futuro del paese».