Uno degli obiettivi di fondo delle politiche europee è affrontare i gravi problemi dell’ambiente rendendo compatibile con essi lo sviluppo, per il benessere dei cittadini del continente e del mondo intero.
La scienza da tempo ci dice che non è più possibile aspettare, che servono misure in grado di invertire la corsa verso un burrone da quale non è più possibile risalire.
L’inquinamento
Il termine indica le alterazioni delle varie componenti dell’ambiente, come l’aria, l’acqua o il suolo, rendendoli dannosi per le persone, gli animali e il regno vegetale. Le tipologie sono differenti: sostanze chimiche, polveri, rumore, radiazioni. Le fonti sono estremamente diversificate, alcune sono molto diffuse, come i trasporti o l’agricoltura, altre sono legate a un luogo preciso, come una fabbrica o una centrale elettrica. Gli inquinanti sono di varia natura, agenti fisici, chimici, di origine biologica, e i principali sono le differenti tipologie degli ossidi, i composti organici volatili come gli idrocarburi, l’ozono, i radicali liberi, il piombo e gli altri metalli pesanti, il particolato, i rifiuti solidi non biodegradabili come le plastiche, quelli elettronici, e altro ancora. Gli inquinanti rilasciati possono causare danni nelle immediate vicinanze, ma possono anche percorrere grandi distanze.
L’inquinamento è dovuto agli impianti industriali, all’uso dei combustibili fossili per produrre energia, al riscaldamento domestico, ai trasporti, all’agricoltura.
I problemi all’ambiente si ripercuotono sulla salute delle persone, sugli ecosistemi, sul clima, sugli edifici, sui materiali; provocano patologie, perdite nei raccolti, aumento della temperatura, scioglimento dei ghiacci. Solo in Italia le stime indicano in circa 50.000 i decessi prematuri provocati da tali cause e chi ne soffre di più sono le bambine e i bambini, gli anziani e i più poveri.
Sempre secondo i dati, oltre nove cittadini su dieci dell’UE sono esposi a livelli di inquinamento superiori a quelli raccomandati dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Se non si può scegliere oggi l’aria che si respira si può decidere di migliorare la situazione.
L’Europa, i motori e le case
Molta discussione ha provocato il voto del Parlamento europeo che ha dato il via libera alla cessazione della vendita di auto spinte da motori termici dal 2035, con altre misure volte a diminuire anche prima le emissioni, decisione in seguito rimandata per le resistenze di alcuni paesi.
Sempre il Parlamento UE ha approvato una direttiva che punta entro il 2050 ad avere solo edifici a impatto zero, con alcuni obiettivi intermedi: dal 2028 le nuove costruzioni dovranno essere a impatto zero, entro il 2030 gli edifici residenziali dovranno essere tutti almeno in classe E nel 2035 in classe D. Anche per tale direttiva la conclusione non è sicura, poiché dovrà passare al negoziato tra Parlamento, Commissione e Consiglio, per poi essere recepita da tutti i paesi.
Le ragioni di tali interventi sono connesse all’inquinamento portato dai veicoli e dagli edifici. Anche se vi sono discussioni sui dati relativi all’incidenza dei due ambiti, i numeri diffusi dall’UE mostrano per entrambi un ruolo importante: il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di CO2 in Europa, il 71,7% delle quali viene prodotto dal trasporto stradale, mentre gli edifici incidono per il 30% e consumano il 40% del fabbisogno energetico europeo.
Cosa significherà
Per quanto concerne le auto, quelle in circolazione potranno continuare a essere guidate e anche vendute e comprate, ma c’è il rischio concreto che aumenteranno le spese di possesso: carburante, manutenzione, tasse, assicurazioni. La tendenza prevedibile privilegerà i veicoli elettrici a batterie, poiché i costi di acquisto e gestione sono inferiori rispetto alle alternative attuali, come la propulsione a idrogeno o a combustibili verdi. Oggi le auto elettriche hanno un costo decisamente superiore, ma le nuove normative dovrebbero incentivare una maggiore concorrenza e spingere i produttori a investire in ricerca e innovazione, con la probabile conseguenza di una diminuzione dei prezzi.
In relazione agli edifici è necessario sottolineare che quelli non conformi alla direttiva non potranno essere venduti né affittati, per cui sarà necessario intervenire con importanti lavori. Gli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi di salto di classe energetica sono relativi principalmente alla coibentazione, all’installazione di infissi performanti, agli impianti termici, all’installazione di pannelli fotovoltaici.
I costi
Le intenzioni delle misure sono senza dubbio importanti, poiché affrontano “di petto” alcuni problemi dell’inquinamento, ma le ripercussioni per le famiglie sono notevoli, in quanto comporteranno ingenti oneri economici. Si tratta, nel concreto, di sostituire le auto giunte a fine vita e investire nella propria casa per renderla rispondente ai criteri indicati della direttiva. Per quanto riguarda le vetture elettriche, oggi quelle più a buon mercato costano poco più di 20.000 euro, ma per possederne una con un’autonomia discreta la cifra supera abbondantemente i 30.000 euro, per non citare quelle più care, da oltre 100.000 euro. Le stime relative alla ristrutturazione delle abitazioni parlano di una spesa che può aggirarsi da un minimo del 10% a un massimo di oltre il 25% del loro valore commerciale. Come si vede sono cifre di tutto rilievo, soprattutto in un periodo di forti difficoltà per un gran numero di famiglie.
Quali aiuti
Le istituzioni pubbliche, a partire dall’Unione Europea e dagli stati, dovranno prevedere interventi a sostegno delle misure, in particolare per le famiglie con meno risorse. Già si auspica la creazione di un Energy performance renovation fund, che metta a disposizione delle risorse europee specificatamente destinate al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
I mezzi per sostenere un tale sforzo devono essere trovati dalla politica, riducendo ad esempio gli sprechi e le inefficienze della pubblica amministrazione che, secondo uno studio condotto nel 2021 dalla CGIA di Mestre, un’associazione di artigiani e piccole imprese, sarebbero vicini ai 200 miliardi di euro, oppure intervenendo con decisione sull’evasione fiscale, la cui stima ufficiale è pari a circa 100 miliardi. Si tratta poi di scegliere le priorità, tipico ruolo appunto della politica, e quella degli interventi sull’ambiente lo è certamente, perché ce li chiede il mondo, per cui si pongono alcuni interrogativi in merito all’incremento delle spese militari o certi investimenti in grandi infrastrutture.
Insomma, le risorse per aiutare le famiglie in questa fase di positiva transizione ci potrebbero essere, come pure il tempo per investirle.
Alcuni interrogativi
È necessario però considerare, infine, altri aspetti e altre problematiche, sia per i veicoli sia per le case.
L’energia elettrica necessaria alla ricarica delle batterie delle auto come si produce e si produrrà in modo sostenibile? La tecnologia delle batterie evolverà? Le materie prime per costruirle saranno disponibili? Ci saranno le infrastrutture per la loro ricarica? La ricerca non potrebbe condurre a rendere disponibili carburanti ecologici allo scopo di proseguire nell’uso dei motori endotermici?
La necessità di intervenire nelle abitazioni provocherà ulteriori aumenti notevoli di origine speculativa, come in relazione ai bonus? La burocrazia legata alle ristrutturazioni sarà semplificata, sempre salvaguardando la correttezza delle esecuzioni? Se ci saranno, come auspicabile, dei sostegni statali i controlli saranno in grado di evitare le truffe?
Alla politica l’ardua risposta!