La Fondazione Cariplo ha presentato il primo rapporto sulle disuguaglianze nel nostro paese intitolato «Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze», una ricerca che non si pone solo l’obiettivo di conoscerne le diverse dimensioni, ma anche di focalizzare l’attenzione su nuove prospettive utili a promuovere più efficaci e innovative soluzioni rivolte allo sviluppo di una società più inclusiva.
La particolarità del lavoro è nello stile, più vicino al linguaggio divulgativo giornalistico che a una ricerca: fruibile per chiunque, pur conservando un’elevata qualità di contenuti.
In sintesi, il lavoro ha proposto i principali indicatori e le dimensioni che concorrono a provocare le disuguaglianze economiche e di reddito, per poi soffermarsi sul loro impatto nei percorsi di apprendimento, nella costruzione della persona e nella visione del «proprio posto nel mondo». Questa parte è stata realizzata nell’ambito del territorio milanese, come area campione significativa, per disporre di un contesto da approfondire in modo significativo.
Gli spunti emergenti possono essere così riassunti.
La nostra società è stata attraversata da grandi trasformazioni, ma allo stesso tempo la povertà è notevolmente cresciuta: dal 2005 al 2021 le famiglie in povertà assoluta sono più che raddoppiate, superando i due milioni, vale a dire oltre cinque milioni e mezzo di persone (2,3 milioni al Nord, 2,5 al Sud e 861 mila al Centro), mentre nel 2005 lo erano 1,9 milioni.
La scuola, in particolare quella dell’obbligo, fatica a essere strumento di ascensore sociale, anzi contribuisce ad aumentare le disuguaglianze di apprendimento dovute alla condizione sociale ed economica delle famiglie. Tale contesto influenza i piccoli fin dalla scuola materna, condiziona lo studio e, più profondamente, la percezione di sé e lo sguardo sul mondo circostante. Emergono fin dall’età prescolare differenze su competenze decisive per la persona e la sua vita sociale: nella capacità di lettura dei contesti e delle situazioni, nella fiducia, nell’immedesimazione. Un dato apparentemente poco significativo viene citato: il 55% dei ragazzi che vivono nelle zone centrali di Milano pensa di andare all’estero, contro il 29% di chi cresce in periferia.
Le fragilità si sommano, per cui si riscontrano profondi legami tra le diverse forme di povertà e di esclusione e varie dimensioni della vita quali la salute, il titolo di studio e gli sbocchi lavorativi.
Risulta quindi fondamentale attivare interventi che permettano di rimuovere gli ostacoli che impediscono la mobilità sociale, contrastando la disuguaglianza delle opportunità.
Il Rapporto pone in risalto non solo la dimensione personale delle disuguaglianze, un’ingiustizia per la singola persona, bensì anche quella sociale: la comunità nazionale è frenata a causa delle disuguaglianze, è una ferita per tutti e un ostacolo allo sviluppo.
Una delle conclusioni importanti alla quale giunge il Rapporto è di carattere generale. La società italiana, e potremmo dire l’umanità intera visto che le disuguaglianze sono presenti ovunque, presenta un livello di sviluppo inferiore alle potenzialità proprio in ragione del loro crescere. Stupisce come nel dibattito pubblico e nelle progettualità politiche il tema non emerga in tutta la sua importanza e drammaticità.
Ciò significa che l’affrontarlo non riguarda solo la singola persona che subisce l’ingiustizia di avere meno opportunità di realizzarsi, bensì è una ferita per l’intera comunità, anche per chi non se ne interessa.