La rubrica Dataroom del Corriere della Sera, a cura di Milena Gabanelli, ha misurato quanto è lunga la fila delle pagine della dichiarazione dei redditi 2023 per le persone fisiche, vale a dire le società, ma anche professionisti e lavoratori autonomi. Si tratta di un plico di 434 pagine, delle quali 51 dei modelli e 383 di istruzioni, divise in tre fascicoli, bontà loro! Nel 2013, quindi dieci anni fa, erano 277, quasi la metà.
A dipendenti e pensionati va decisamente meglio, poiché si tratta di “sole” 160 pagine (16 di modello e 144 di istruzioni.
A quanto pare in questo sia i primatisti d’Europa, se non mondiali.
Il grosso dello spazio è occupato dalle regole sugli oneri deducibili, che ogni legge di bilancio produce e modifica, e che necessitano di circolari esplicative: l’Agenzia delle Entrate nel 2022 ne ha diffuse due a luglio per un totale di 549 pagine.
Per un contribuente comune mortale è impresa impossibile leggere e comprendere questa caterva di pagine, per cui ci si affida a qualche professionista, al quale deleghiamo, pagando, l’onere di penetrare in questo labirinto.
Naturalmente il tutto alla faccia della semplificazione, da sempre affermata come indispensabile e mai attuata davvero, basti pensare al numero esorbitante delle leggi in vigore e al linguaggio burocratico delle comunicazioni dello stato ai cittadini.