Il 22 settembre di quest’anno Angelo Vassallo avrebbe compiuto settant’anni, se non fosse stato ucciso in un attentato per il suo impegno ambientalista contro speculazioni e illegalità come sindaco di Pollica. Ricordando la sua figura Legambiente ha diffuso i dati raccolti nel rapporto intitolato Mare Monstrum, «sul mare violato e minacciato in Italia dall’aggressione criminale all’ambiente».
I numeri si riferiscono al 2022 e mostrano una crescita dei fenomeni: i reati ambientali accertati lungo le coste italiane sono stati 19.530, in crescita del 3,2% rispetto all’anno precedente, mentre gli illeciti amministrativi hanno raggiunto quota 44.444, con un incremento addirittura del 13,1%. Per contro, e per fortuna, aumenta anche in modo significativo l’attività di controllo delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto.
La cementificazione illegale
«È stato ancora una volta il ciclo illegale del cemento a dominare l’assalto al mare e alle coste italiane nel corso del 2022», infatti oltre la metà dei reati accertati, il 52,9%, è legato all’abusivismo nelle costruzioni: la villetta vista mare realizzata illegalmente o lo stabilimento balneare fuorilegge. I controlli effettuati sono stati ben 664.175, con un aumento del 27,7% rispetto al 2021, che hanno riscontrato 27.366 infrazioni, per una media di 75 al giorno, oltre tre ogni ora. Le persone denunciate o arrestate sono state 10.689, il 29,6% in più rispetto all’anno precedente. È diminuito invece il numero dei sequestri, che sono stati 1.455, il 18,5% in meno.
In netta crescita le sanzioni amministrative, addirittura 31.586 contro le 9.866 del 2021, per un ammontare di oltre 90 milioni di euro, con un incremento addirittura del 147% rispetto ai 36 dell’anno precedente.
«La classifica regionale dei reati nel ciclo del cemento vede al primo posto la Campania, con 1.727 illeciti penali, pari al 16,7% del totale nazionale. Al secondo posto si colloca la Puglia, con 1.282 reati (12,4%) e al terzo la Sicilia, con 1.047 reati (10,1%). Seguono la Toscana, con l’8,8%, la Calabria, con l’8,4%, e il Lazio, con il 7,1%. Prima regione del nord è il Veneto, con 669 reati (6,5% del totale nazionale)». Va sottolineato come nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentrino, in proporzione, il più alto numeri di controlli, ma anche di reati.
L’inquinamento del mare
Per quanto riguarda tale problema, che concerne la gestione dei rifiuti, dagli scarichi in mare fino alla cattiva depurazione, i reati sono in calo (4.730, 32,9% in meno rispetto al 2021), ma crescono gli illeciti amministrativi (8.499, 24,2% in più). La conferma di una situazione meno grave viene dal numero di persone denunciate e arrestate (4.844, con una riduzione del 43,6% rispetto al 2021) e dei sequestri, che sono stati 1.623 (-51,7%), per un valore comunque di oltre 385.000 euro.
La Campania compare nuovamente al primo posto con 1.245 reati accertati, che rappresentano il 26,3% del totale nazionale, e 989 persone denunciate o arrestate, seguita da Puglia con 559 reati, Lazio (539), Calabria (344), Sicilia (336) ed Emilia-Romagna (271), prima tra quelle del nord.
Questi dati non solo gli unici elementi che descrivono la stato di salute non buono di molte zone del mare italiano. Infatti sono ancora quattro le procedure d’infrazione dell’Unione europea riguardanti il nostro Paese in relazione alla gestione delle fogne e della depurazione. Per affrontare tale emergenza nel 2017 è stato nominato un Commissario straordinario per il coordinamento e la realizzazione degli interventi tesi a garantire l’adeguamento alle sentenze: si tratta di 151 azioni su 91 situazioni.
La pesca di frodo
Nel 2022 sono stati accertati 3.839 reati e ben 9.933 illeciti amministrativi. Sono «numeri importanti ma che a causa dell’assenza di specifici reati fotografano solo in parte quanto Legambiente denuncia da anni: la pesca illegale e soprattutto quella “irresponsabilmente legalizzata” continua spesso a farla franca, nel Mediterraneo e non solo».
I dati parlano del sequestro di oltre 9.000 tra attrezzi e reti, nonché di 400 tonnellate di prodotti ittici, con la Sicilia in testa, con oltre 129 tonnellate, seguita da Puglia, Liguria, Veneto e Toscana, che insieme coprono il 76,3% dei sequestri; ma se si rapportano tali quantitativi ai chilometri di costa l’ordine di classifica cambia: al primo posto si colloca il Veneto, seguito dalla Liguria. Emerge poi una probabile anomalia: i sequestri molto al di sotto della media nazionale effettuati in Sardegna, Campania e Calabria, regioni che possiedono importanti tratti costieri.
Altre infrazioni
Il quarto gruppo di illeciti riguarda le imbarcazioni che violano il codice della navigazione, come la sosta in aree marine protette, nonché altri danni ambientali. «Dal punto di vista dei numeri si tratta di illeciti pari soltanto al 3,2% del totale ma che possono rappresentare una seria minaccia per gli habitat naturalistici di maggior pregio». Il controllo realizzato dalle Capitanerie di porto e dalla Guardia di finanza ha prodotto la contestazione di 624 reati, in decisa crescita rispetto ai 210 del 2021 (197,1% in più), con 286 persone denunciate o arrestate e 329 sequestri. Gli illeciti amministrativi sono stati 8.983, per un totale di 9.607 infrazioni: una media di 26 al giorno.
Le regioni maggiormente coinvolte sono state il Lazio con 151 reati, seguito da Sicilia con 141 e Puglia con 134.
Le proposte di Legambiente
«L’importante lavoro, testimoniato dai numeri pubblicati in queste pagine, di Capitanerie di porto e forze dell’ordine deve essere quanto prima accompagnato da un impegno decisamente più significativo da parte di tutte le istituzioni coinvolte, dai singoli Comuni alle Regioni, dal Parlamento al governo». Da parte sua l’organizzazione accompagna la fotografia della situazione con otto proposte.
- Ripristinare e rafforzare le competenze dei prefetti nel compito di demolire le costruzioni abusive non eseguite dai comuni.
- Ampliare l’azione di contrasto delle occupazioni abusive delle aree demaniali, cioè pubbliche, marine, allo scopo di garantirne la salvaguardia e un utilizzo per tutti.
- Rilanciare la costruzione, la messa in regola e la manutenzione dei sistemi fognari e di depurazione.
- Rendere efficiente la depurazione delle acque reflue per permetterne l’utilizzo in importanti settori come quello agricolo.
- Potenziare i controlli delle Agenzie regionali di protezione ambientale.
- Regolamentare in maniera efficace lo scarico in mare dei rifiuti liquidi, istituendo, ad esempio, delle zone speciali di divieto di qualsiasi tipo di scarico, anche oltre le 12 miglia dalla costa.
- Promuovere politiche attive per un calo delle produzione di rifiuti a tutale delle coste e del mare.
- Adottare da parte dello Stato adeguati interventi legislativi contro il fenomeno della pesca illegale non dichiarata e non documentata, allo scopo di tutelare l’ecosistema marino e le specie ittiche.
Per concludere
Ogni aggressione alle coste e ai mari è un importante danno al Paese, a tutti noi e al turismo. In Italia sarebbe necessario un forte rilancio della dimensione turistica, in ogni suo aspetto, e la possibilità di offrire soggiorni marini eccellenti è un elemento centrale, vista la quantità e la qualità dei nostri 8.300 chilometri di litorali.
L’interesse pubblico deve essere superiore a quello privato, come pure è necessario cresca una forte cultura del rispetto del mare e delle sue risorse.