Mohāndās Karamchand Gāndhī: la politica del dialogo

Poche persone hanno avuto un così forte impatto sulla loro comunità, sul loro popolo, come il Mahatma, l’appellativo onorifico che gli era stato attribuito dal grande poeta Tagore, traducibile come “grande anima” o venerabile. Gandi è stato un politico, filosofo e, di mestiere, avvocato indiano, pioniere e teorico del satyagraha, parola da lui coniata che deriva da due termini da interpretare come “verità” e “nonviolenza” o “amore”, concretizzabile attraverso la resistenza all’oppressione per mezzo della disobbedienza civile.

Il suo impatto non si è limitato al paese d’origine, ma si è diffuso in tutto il mondo al punto che la il giorno della sua data di nascita, il 2 ottobre, è stato scelto dall’Assemblea generale dell’ONU come Giornata internazionale della nonviolenza.

La vita

Mohāndās Karamchand Gāndhī nacque infatti a Portbandar, una città della penisola del Kathiawar, capoluogo dell’omonimo principato nell’allora Raj britannico, attualmente facente parte dello stato indiano del Gujarat, proprio il 2 di ottobre del 1869. La famiglia era benestante e apparteneva alla casta dei Baniani, composta da mercanti, commercianti e banchieri (il termine stesso Gandhi significa “droghiere”), sebbene suo padre e suo nonno fossero politici. Il primo fu primo ministro del principato mentre la madre proveniva da una ricca famiglia.

Come da tradizione, da lui duramente in seguito condannata, a soli 13 anni si sposò con Kastürbā, anch’essa tredicenne, con la quale misero al mondo cinque figli (il primo purtroppo morì dopo pochi giorni dalla nascita).

Nel 1886, l’anno dopo la tragica morte del padre, si recò a Londra per studiare giurisprudenza, tornando in patria cinque anni dopo e iniziando a esercitare la professione di avvocato, con qualche difficoltà dovute alla formazione solo teorica, alla scarsa conoscenza del diritto indiano e a una certa timidezza, tipica del suo carattere, che gli rendeva difficile il parlare in pubblico.

Dopo aver esercitato in India per due anni come consulente legale di un’impresa venne inviato in Sudafrica per una causa. Vi restò per oltre vent’anni, scontrandosi con la segregazione razziale, le pessime condizioni di vita dei suoi connazionali e alcune esperienze personali che lo segnarono. Da ciò nacque una svolta nella sua esistenza e l’impegno politico, prima nella repubblica sudafricana poi in India. In Sudafrica fondò un partito e dà vita a un giornale, diventando il leader dei suoi connazionali lontani dalla patria.

In quegli anni modificò profondamente anche il suo modo di vivere, facendo voto di castità, praticando il digiuno e con gesti molto concreti come pulire le latrine, attività riservata ai paria, i fuori casta.

Durante una protesta a Johannesburg nel 1906 contro una legge razzista Gandhi adottò per la prima volta il satyagrahara, la resistenza e l’opposizione non violenta.

Nel 1914 lasciò definitivamente il Sudafrica e, dopo un breve sosta a Londra nella quale si ammalò di una pleurite, il 9 gennaio 2015 sbarcò in India, accolto come un eroe, invitato dal leader del Congresso a un “anno di silenzio politico” allo scopo di conoscere il suo Paese mediante un lungo viaggio nel quale lo visitò in lungo e in largo recandosi in moltissimi villaggi, incontrando tantissime persone per conoscere i bisogni dell’enorme popolazione.

Da allora la sua attività politica si fece sempre più intensa e le sue iniziative si moltiplicarono: sulla sfondo vi erano i fermenti di ribellione contro il dominio britannico.

Nel 1919 aderì al partito del Congresso Nazionale Indiano col principale scopo di ottenere l’indipendenza del suo paese, da perseguire con la lotta nonviolenta. In breve divenne il leader del movimento anticoloniale e, nel 1921, presidente del Partito.

Furono lanciate una serie di campagne di disobbedienza civile per sostenere l’autonomia, come il boicottaggio delle merci britanniche, il rifiuto di pagare le imposte; Gandhi venne più volte arrestato e processato per disobbedienza, rispondendo con prolungati digiuni.

Nel 1931 si recò a Londra per una conferenza sulla nuova costituzione indiana, che ebbe un esito negativo e in India la repressione del movimento indipendentista si intensificò, col tentativo di isolare e ridurre l’influenza di Gandhi.

All’inizio della Seconda Guerra Mondiale egli decise di non sostenere il Regno Unito nel conflitto se non venisse garantita l’indipendenza: per questo venne incarcerato, per l’ennesima volta, insieme a decine di migliaia di connazionali. In tale periodo morì sua moglie, detenuta anche lei.

Al termine del conflitto la politica britannica muta e cede sull’indipendenza, distinguendo però due territori separati da attribuire agli indiani di religione induista e ai musulmani. Nacquero perciò due stati, l’India e il Pakistan la cui creazione culminò con una violenta guerra civile che provocò quasi un milione di morti e sei milioni di profughi.

Per Gandhi la divisione fu un errore e provocò in lui un grande dolore. Il suo atteggiamento determinò forti reazioni nell’area più fanatica del mondo induista e un suo esponente lo uccise il 30 gennaio 1948 durante un incontro di preghiera.

Il commento

Gandhi è stato un politico decisamente sui generis, figlio della sua cultura e del suo mondo. Si è dedicato agli obiettivi che si era prefissato con una dedizione assoluta, anteponendoli a se stesso e alla famiglia. Ha mostrato come è possibile ribellarsi, lottare contro ciò che si ritiene sbagliato e per i propri fini utilizzando mezzi efficaci nella loro particolarità.

La nonviolenza

L’elemento peculiare della sua visione è non fermarsi a una concezione negativa, vale a dire non fare del male agli altri, ma possiede forti elementi positivi, di benevolenza, di amore da perseguire, anche secondo dei dettami religiosi. Tale è il riferimento di base, prima che un principio di azione politica e sociale.

Per lui la violenza non è da utilizzare anche perché genera solo altra violenza, in una spirale molto difficile da interrompere; ma di fronte ai violenti, agli oppressori, a situazioni da combattere, la risposta non può essere rinunciataria, infatti egli propone una strategia che consiste nella resistenza passiva, non reagendo alle provocazioni, e nella disobbedienza civile, al rifiuto di accettare ciò che si ritiene ingiusto.

È una rivoluzione che ha bisogno certamente di tempi lunghi e di grande perseveranza, ma può essere estremamente efficace, come dimostrato dalla vicenda dell’indipendenza indiana.

In un mondo scosso da tanti conflitti tale insegnamento dovrebbe essere preso in considerazione.

L’autodeterminazione

Una delle ragioni di fondo per le quali egli ha perseguito l’autonomia è la convinzione che ogni popolo deve autodeterminarsi, deve decidere come governare il paese.

In negativo significa rifiutare il colonialismo, lo sfruttamento da parte di altri stati delle risorse di un altro territorio. Il fenomeno all’epoca di Gandhi era estremamente diffuso da parte dei paesi del mondo occidentale in tutti i continenti.

Egli si è battuto perché quanto presente in uno stato andasse a vantaggio di chi lo abita, in quanto altrimenti la conseguenza è una povertà diffusa, poiché la ricchezza veniva esportata altrove e non utilizzata per lo sviluppo del paese.

Il fenomeno oggi ha preso connotati differenti rispetto a decenni addietro col tradizionale colonialismo, ma rimane un problema di grande rilievo. Non solo, le sue conseguenza sono visibili ancora oggi, ad esempio in tante situazioni conflittuali e come causa dell’emigrazione.

La tolleranza religiosa

Quell’approccio legato all’amore per tutti contiene l’intimo desiderio di vedere l’umanità composta da persone che si considerano fratelli e sorelle. Gandhi sognava un mondo in cui potessero convivere pacificamente e nel rispetto tutte le religioni, tutte le etnie. Per questo si oppose alla separazione tra indù e musulmani da dividere in due stati; per lui le diverse professioni religiose presenti in India erano una ricchezza che doveva alimentare positivamente un’unica nazione.

La sua profonda convinzione è quantomai attuale e dovrebbe essere posta in particolare rilievo in tante situazioni di crisi, nonché diventare un profondo valore.

Altri importanti aspetti

Vi sono molti altri elementi nella personalità di Gandhi da porre in luce.

È stata un persona che ha lavorato su se stessa, basti pensare alla timidezza mostrata in età giovanile e alla determinazione manifestata in seguito: nel parlare, nell’agire, nell’affrontare situazioni e autorità.

Prima di tutto ciò, parole e azioni, ha ritenuto fondamentale il messaggio che emergeva dalla sua vita, da ciò che egli era, quindi anche dalla coerenza complessiva di tutto il suo essere.

Una caratteristica che emerge è l’ottimismo, sia come atteggiamento nei confronti del futuro, sia come approccio verso gli altri, cioè la possibilità di tutti di essere persone migliori, di crescere, nella convinzione che più una persona migliora più contribuirà a migliorare il mondo e a contaminare che le sta vicino.

Significativa la scelta di dedicare un giorno alla settimana al silenzio, convinto della necessità di salvaguardare, con questo, la pace interiore e la capacità di ascolto.

Di importanza tutta particolare il suo vivere in semplicità e in povertà. Tornato dal Sudafrica non si vestì più all’occidentale, simbolo di ricchezza, bensì con un abito dei contadini di colore bianco, che divenne uno dei simboli della lotta nonviolenta e del Partito del Congresso. Prevedere un vestito simile per tutti gli indiani significava inoltre contrastare il sistema delle caste per un’autentica uguaglianza sociale.

Un’ultima considerazione va fatta sulla sua scelta di agire politicamente. Gli obiettivi che riteneva da perseguire potevano essere raggiuti solo con l’impegno politico, con la militanza attiva in un partito, misurandosi con le convinzioni di altri, confrontandosi con tutte le posizioni. Insomma, prendendosi delle responsabilità, in prima persona.

Le fonti

Trovare informazioni su Gandhi è estremamente semplice, a partire dalla vasta mole di libri e raccolte di discorsi, la gran parte tradotti in italiano. L’intera sua produzione è stata ordinata e raccolta in The collected works of Mahatma Gandhi, in 100 volumi, ad opera del ministero indiano dell’Informazione.

Molte le biografie e le opere su di lui disponibili nel nostro paese, come ricca è la documentazione rintracciabile sul WEB, compresi alcuni video che lo ritraggono. La rubrica La storia siamo noi della Rai mette a disposizione un’interessante documentario dal titolo Sulle orme di Gandhi; famosi sono alcuni film a lui dedicati.

Come tradizione concludiamo con alcune citazioni del nostro testimone.

«Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fin tanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo».

«Dicono che sono un eroe. Io: debole, timido, quasi insignificante. Se essendo ciò che sono ho fatto quello che ho fatto, immaginate cosa potete fare tutti voi, insieme».

«La mia esperienza mi ha portato a constatare che il modo migliore per ottenere giustizia è trattare gli altri con giustizia».

«La Terra fornisce abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di ogni uomo, ma non l’avidità di ogni uomo».

«Vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre».

«La nonviolenza è l’arma dei forti».

«Serenità è quando ciò che dici, ciò che pensi, ciò che fai, sono in perfetta armonia».

«La povertà è la peggiore forma di violenza».

«Un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare se stesso».

«L’uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici».

«Voi occidentali, avete l’ora ma non avete mai il tempo».

«Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto.

Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.

Scopri una sorgente, fa’ bagnare chi vive nel fango.

Prendi una lacrima, passala sul volto di chi non ha mai pianto.

Prendi il coraggio mettilo nell’animo di chi non sa lottare.

Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla.

Prendi la speranza e vivi nella sua luce.

Prendi la bontà e donala a chi non sa donare.

Scopri l’amore e fallo conoscere al mondo».