La sanità pubblica in Piemonte secondo Gimbe

La Fondazione GIMBE, costituita dall’associazione Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, ha diffuso il suo Settimo Rapporto sullo stato della sanità pubblica in Italia, mettendo in evidenza le sfide affrontate da diverse regioni, tra cui il Piemonte, che si distingue per essere una delle più performanti a livello nazionale, ma con alcune criticità che richiederebbero una particolare attenzione.

La nostra regione risulta tra quelle che soddisfano i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Il punteggio complessivo per il 2022 è stato di 262,41, con una valutazione per le tre aree chiave monitorate così espressa: Area della prevenzione 88,79 punti, Area distrettuale (che include l’assistenza territoriale e domiciliare) 86,55 punti, Area ospedaliera 87,07 punti. Tuttavia, il rapporto non nasconde le difficoltà strutturali che il Piemonte, come altre regioni, continua ad affrontare, soprattutto in termini di personale e accessibilità.

Uno dei problemi principali evidenziati è la carenza di personale sanitario, in particolare con un significativo deficit di Medici di Medicina Generale (MMG), la cui carenza è stimata in 296 medici al 1° gennaio 2023. Il dato preoccupa particolarmente perché i MMG rappresentano il primo punto di contatto tra i cittadini e il sistema sanitario, inoltre ciò comporta spesso un sovraccarico di lavoro per quelli rimasti, causando un aumento dei tempi di attesa e una diminuzione della qualità dell’assistenza.

Anche la situazione dei Pediatri di Libera Scelta (PLS) è critica: al 2023 si registra la mancanza di 136 pediatri, che significa una media di 1.108 assistiti per pediatra, ben al di sopra del rapporto ottimale di uno ogni 800 minori. Questo sovraccarico compromette la possibilità dei cittadini di esercitare il diritto alla libera scelta del medico per i propri figli, problematica particolarmente sentita nelle aree interne o più disagiate.

Un’ulteriore questione rilevante riguarda l’accesso ai servizi sanitari, soprattutto per le fasce più fragili e vulnerabili. Il Rapporto evidenzia come una percentuale crescente della popolazione piemontese rinunci alle prestazioni sanitarie a causa delle lunghe liste d’attesa o dei costi eccessivi dei servizi offerti dai privati, con una crescente disuguaglianza nella possibilità di accedere alle prestazioni.

Inoltre, la nostra, come altre regioni del nord, si trova a fronteggiare il fenomeno della mobilità sanitaria di molti cittadini delle aree meridionali che si recano in Piemonte per ricevere cure che non possono ottenere nelle loro regioni di residenza, sovraccaricando ulteriormente il sistema sanitario locale. Tale situazione contribuisce a mettere sotto pressione le strutture ospedaliere che devono far fronte a un aumento della domanda senza un corrispondente incremento delle risorse.

Il Piemonte, nonostante queste sfide, ha registrato buoni progressi anche nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in particolare per quanto concerne la riorganizzazione dell’assistenza territoriale. È stata avviata l’implementazione delle Case della Comunità e delle Centrali Operative Territoriali, strumenti cruciali per migliorare l’integrazione tra ospedale e territorio, garantendo a livello locale un’assistenza più capillare e accessibile.

Tuttavia, l’assistenza territoriale rimane una delle aree in cui il Piemonte deve ancora compiere passi significativi. Sebbene il PNRR abbia previsto risorse per potenziare l’assistenza domiciliare e per rafforzare la telemedicina, queste misure non sono ancora state pienamente attuate. La carenza di personale, soprattutto infermieristico, rappresenta un ostacolo significativo all’espansione di tali servizi. Il rapporto GIMBE sottolinea come la carenza di infermieri, che si attesta ben al di sotto della media OCSE, continui a essere uno dei punti critici per la sanità piemontese e italiana in generale.

Un altro aspetto importante evidenziato dal rapporto riguarda la spesa sanitaria. Il Piemonte, pur mantenendo livelli di spesa relativamente elevati per l’assistenza ospedaliera e specialistica, ha registrato un calo significativo della spesa destinata alla prevenzione. Questo riflette una tendenza nazionale, dove la prevenzione viene spesso trascurata a favore di interventi più immediati, ma meno sostenibili nel lungo termine. La riduzione della spesa per la prevenzione è preoccupante, poiché potrebbe comportare un aumento delle malattie croniche e un aggravamento in futuro delle condizioni di salute della popolazione.