Nel suo intervento alla 50a Settimana sociale dei cattolici in Italia, dal significativo titolo “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”, papa Francesco ha fornito alcuni spunti di grande interesse, da meditare. Citiamone alcuni: «La storia delle Settimane si intreccia con la storia dell’Italia, e questo dice già molto: dice di una Chiesa sensibile alle trasformazioni della società e protesa a contribuire al bene comune. […] La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal “fare il tifo” al dialogare. […] Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune. […] Questo è l’amore politico, che non si accontenta di curare gli effetti, ma cerca di affrontare le cause. Questo è l’amore politico. È una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità. […] A questa carità politica è chiamata tutta la comunità cristiana, nella distinzione dei ministeri e dei carismi».
Ma andiamo con ordine.
Un po’ di numeri
A Trieste si sono dati appuntamento 1.192 delegati dalle diocesi italiane, di cui 368 donne, 310 giovani, 82 vescovi e 3 cardinali. Sono stati realizzati 108 stand delle Buone pratiche con le testimonianze di 300 persone. Oltre agli appuntamenti ufficiali si sono svolti 12 eventi culturali organizzati e ospitati da associazioni e movimenti. Le Piazze della democrazia sono state 16 e gli spettacoli hanno visto la partecipazione dei delegati, ma anche dei cittadini di Trieste e non solo. È stata una Settimana sociale aperta all’esterno, con momenti dedicati al discernimento di alcune questioni fondamentali. Si è respirato davvero un clima di grande partecipazione: c’era desiderio di incontrarsi, di confrontarsi sul tema della democrazia, per sentirsi parte della comunità civile, per dare delle risposte a un mondo nel quale l’individualismo è diventato il modello, in tutti i campi.
I frutti dell’incontro
Mentre in edizioni precedenti la Settimana si concludeva con l’approvazione di un documento di sintesi, questa volta la scelta è stata diversa: l’evento è da considerare un momento di un percorso, quindi si tratta di individuare alcune prospettive che guidino il cammino e delle proposte concrete per le realtà locali: diocesi, parrocchie e movimenti.
Le indicazioni sono riconducibili alle seguenti tematiche: la valorizzazione di ciò che c’è già e delle competenze presenti nei territori; la necessità del dialogo con gli enti, scuole, università, istituzioni, amministrazioni, nell’ottica di fare rete; la formazione, in particolare rafforzando i percorsi socio-politici, avendo come bussola il messaggio sociale della Chiesa; l’organizzazione di settimane sociali locali, al livello regionale, diocesano, parrocchiale; la promozione di assemblee di cittadini su problemi e questioni sentite nei vari luoghi; l’avvio di momenti di incontro per giovani e non solo. A partire da tali indicazioni, che, è importante sottolinearlo, si basano su profonde basi contenutistiche, sulla Scrittura, la teologia, i valori, sono emerse sette prospettive operative.
Le proposte
La prima (l’ordine non è di importanza, bensì come emerge dalle schede frutto del lavoro della Settimana, consultabili sul sito settimanesociali.it), suggerisce di rivivere nel proprio territorio l’esperienza delle “Piazze della democrazia”: incontri pubblici su temi di interesse locale. La seconda concerne l’esperienza dei “Dialoghi delle buone pratiche”, occasioni che coinvolgono pratiche significative in vari campi, di associazioni, amministrazioni, imprese sociali, allo scopo di valorizzarle. Una terza indicazione è l’organizzazione di “Villaggi delle buone pratiche” come spazi espositivi e di incontro per far conoscere esperienze rilevanti e stimolare la partecipazione dei cittadini.
Con la quarta proposta si cambia decisamente registro, poiché punta a incoraggiare incontri fra politici e amministratori pubblici credenti per favorire un confronto libero fra persone di formazione cristiana che si impegnano in politica ai diversi livelli e nei diversi schieramenti, condividendo riflessioni ed esperienze e ricercando possibili campi di collaborazione per il bene comune.
La quinta punta a diffondere i “Patti di collaborazione fra cittadini e pubbliche amministrazioni” per la gestione condivisa di un bene comune locale, metodo innovativo e concreto per vivere il principio di sussidiarietà, favorendo la collaborazione e creando reti fra cittadini, associazioni e pubbliche amministrazioni, allo scopo di rafforzare una cultura della partecipazione e della corresponsabilità.
La sesta, promossa, va detto, proprio dalla delegazione della nostra diocesi, mira a caldeggiare la nascita di Consigli comunali dei ragazzi e delle ragazze, come luoghi di partecipazione e sensibilizzazione alla politica per i più giovani.
Infine la settima riprende una delle principali linee d’azione della precedente Settimana sociale con lo stimolo a diffondere la creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili, anche alla luce del quadro normativo recentemente definito.
La «carità politica»
Riprendere una delle affermazioni di papa Francesco è utile per porre in risalto gli elementi che hanno reso la Settimana sociale importante. Al centro dell’evento ci sono state due parole, più una: le due sono quelle contenute nel titolo, democrazia e partecipazione, la terza è una naturale conseguenza che si rifà proprio all’espressione del Papa, politica.
Le difficoltà della democrazia e la crisi riguardante la partecipazione, riscontrabile ad esempio nell’astensionismo, che ha riguardato oltre la metà degli aventi diritto nelle ultime elezioni per il Parlamento europeo, devono interrogare la politica e spingere i cristiani a fornire un loro contributo.
Ora è il momento di prendere sul serio le sfide lanciate dall’appuntamento di Trieste, considerando che sul nostro territorio molte delle indicazioni sono già prassi concrete.