Il 16 luglio del 1945 per la prima volta fu sperimentato l’effetto di una bomba atomica. Da quel giorno i test sono stati più di 2.000, alcuni con gravissime ripercussioni sull’ambiente circostante, ma soprattutto anteprima dei rischi che si potrebbero correre nel caso fossero usate tali armi in una guerra (come a Hiroshima e Nagasaki).
Il 2 dicembre del 2009 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 29 agosto Giornata internazionale contro i test nucleari, con un voto unanime alla risoluzione che la indiceva, nella quale veniva sottolineata l’importanza di un forte investimento in una diffusa consapevolezza sull’argomento e nell’importanza di un’educazione «sugli effetti delle esplosioni di test di armi nucleari o di qualsiasi altro tipo di esplosione nucleare e sulla necessità della loro cessazione come uno dei mezzi per raggiungere l’obiettivo di un mondo libero da armi nucleari».
È importante ricordare questa ricorrenza, per la verità poco messa in risalto e probabilmente sconosciuta ai più, soprattutto in una fase storica, come l’attuale, nella quale periodicamente emerge la minaccia dell’uso di armi atomiche, la cui potenza e capacità di raggiungere obiettivi sono oggi estremamente rilevanti.
Dalla sua istituzione, molte iniziative a livello governativo e ampi movimenti nella società civile hanno contribuito a promuovere la causa della messa al bando dei test nucleari, per cui la stessa l’Assemblea Generale, «convinta che il disarmo nucleare e l’eliminazione totale delle armi nucleari siano l’unica garanzia assoluta contro l’uso o la minaccia delle armi nucleari», ha deciso di designare, dal 2014, il 26 settembre come “Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari”.
Sarebbe bene quindi ricordarle entrambe.