Il fatto
Nei primi giorni di settembre una nota di Palazzo Chigi comunicava: «La Presidenza del Consiglio ha individuato Milano come città candidata ad ospitare il Tribunale Unificato dei Brevetti e Torino come sede principale per l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A).
L’obiettivo è creare una sinergia tra le due città e il Governo e allo stesso tempo consolidare l’asse nord-ovest del Paese: una strategia che renderebbe ancor più forti Milano e Torino e, con esse, l’Italia».
Lo scopo è di realizzare una struttura di ricerca e trasferimento tecnologico che rappresenti un punto di riferimento per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nel Paese, in grado di attirare anche esperti da altre nazioni. L’Istituto dovrebbe diventare uno degli elementi principali della strategia del Ministero per lo sviluppo economico nel settore dell’IA, in rapporto con i comparti economici e produttivi connessi, come la sicurezza, le comunicazioni, la sanità, la robotica, la mobilità, l’energia, l’alimentare, la cultura, l’aerospaziale, la pubblica amministrazione; in correlazione con altre strategie quali l’Industria 4.0.
Per diventare tutto ciò naturalmente sarà necessario dotare I3A di risorse economiche e di personale, quindi a regime sono previsti un budget annuo di 80 milioni di euro e circa 1.000 persone impegnate. Nel capoluogo piemontese saranno 600 in collegamento con altri centri di ricerca e università, coordinati dalla struttura centrale.
Si tratta di una forte scommessa per l’Italia e un’opportunità importante per il territorio torinese, collocandosi in un’area ricca di tradizioni sotto il profilo dell’innovazione, a partire dalle prime ricerche e sperimentazioni effettuate all’Olivetti negli anni ’60, e di realtà impegnate in tale ambito.
È importante ricordare che Milano vede assegnata la divisione centrale di una struttura europea, finora con sede a Londra, ma che ha la necessità di essere ricollocata a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Si tratta dunque di due prospettive abbastanza differenti per peso e importanza.
Il commento
Torino soffre (da molto tempo) uno smarrimento identitario e una mancanza di progettazione per il futuro sociale ed economico dell’intera area metropolitana. Il capoluogo subalpino ha bisogno di una strategia per affrontare un periodo, ormai assai lungo, di difficoltà, aggravata dall’incertezza provocata dalla pandemia.
Si tratta di costruire quindi un impegno che coinvolga tutte le parti in causa – Governo, amministrazioni locali, atenei e sistema della ricerca, mondo delle imprese e del lavoro, società civile – per concretizzare un progetto e mantenere gli impegni dichiarati, in merito al ruolo dell’Istituto, al personale necessario e all’indotto da coinvolgere, alle risorse economiche per finanziarlo, al fine di farlo diventare “motore” per un settore d’importanza strategica per il Paese.
L’intelligenza artificiale una chiave del futuro
Sì, perché il tema dell’IA è cruciale, lo sostengono tutti coloro che analizzano le prospettive di sviluppo mondiale.
Il tema investe dimensioni ampie, diversificate e di grande rilievo: tecnologiche e produttive, etiche ed economiche. Aspetti importanti sono l’apprendimento automatico (il machine learning), le reti neurali, gli agenti intelligenti, il web semantico, l’Internet delle cose, la raccolta, l’analisi e l’utilizzo dei dati, la realtà aumentata, per citarne i principali.
Senza dilungarsi in approfondimenti che ciascuno potrà operare, alcune considerazioni importanti hanno attinenza con il corretto uso delle macchine rispetto alle persone, il timore diffuso che le prime possano sostituire in modo indiscriminato le seconde, i contraccolpi per l’occupazione. L’argomento è serio e si associa alle ripercussioni sempre avvenute nelle fasi di profonda trasformazione, con professioni scomparse e altre differenti che le sostituivano, non senza traumi. Tali periodi hanno comportato delle rivoluzioni industriali, insieme a profondi mutamenti sociali e culturali. La diffusione dell’informatica ha rappresentato un simile momento, l’IA sarà una svolta ulteriore.
Il tema dell’etica è un argomento profondamente legato, per le implicazioni non solo occupazionali. Si tratta di mantenere al centro dell’attenzione la persona, la dignità dell’uomo, il bene comune, la sostenibilità. La prospettiva di sviluppare l’IA deve essere guidata dall’idea di strumento a servizio dell’umanità, un’estensione e un supporto alla sua intelligenza, alle sue capacità.
I3A per l’Italia
Passando alle prospettive legate alle ricadute dell’attività dell’Istituto è opportuno distinguere due percorsi: uno di carattere generale e un secondo riferito al territorio torinese.
Il lavoro da svolgere dovrebbe portare la nuova struttura a essere, come nelle intenzioni, un hub, un riferimento nazionale, e non solo, per gli sviluppi dell’IA. Ciò che dovrà contare saranno le attività di ricerca, sperimentazione, trasferimento tecnologico, diffusione delle informazioni.
L’auspicio è di vedere coinvolti negli organismi direttivi donne e uomini preparati e capaci, in grado di svolgere al meglio i loro compiti; potrebbe essere poi l’occasione per far tornare in Italia qualche “cervello in fuga”, offrendo interessanti e stimolanti prospettive di lavoro. Ancora, e forse è inutile sottolinearlo, è indispensabile il rapporto con gli atenei torinesi e piemontesi, in primo luogo, e con i settori accademici che nel Paese si occupano del tema.
Fondamentale il ruolo nei confronti del mondo produttivo che dovrà giovarsi dell’impegno dell’Istituto allo scopo di rendere le imprese italiane competitive in questa così importante partita. Prendendo spunto dalle riflessioni emerse nel periodo di lancio e concretizzazione della candidatura del capoluogo subalpino a essere sede di I3A, un aspetto che potrebbe caratterizzare il lavoro, uno specifico elemento da porre in risalto per contraddistinguere il polo torinese e italiano, senza tralasciare ciò che andrà fatto a 360 gradi, potrebbe essere proprio la visione antropocentrica ed etica, coinvolgendo quindi anche competenze filosofiche, teologiche, sociologiche e psicologiche. Considerare dunque lo sviluppo e l’innovazione in una prospettiva “integrale”, sotto il profilo della capacità di rendere migliore l’umanità, della sostenibilità sociale. Ciò dovrebbe avere ripercussioni sulla composizione della “cabina di regia” e sulle modalità di impostare i progetti e realizzarli.
Indispensabili saranno le relazioni da portare avanti con le realtà internazionali, in modo da diventare partner importanti sullo scenario globale.
I3A per Torino
Passando alle ricadute nell’ambito locale, che possono coinvolgere tutto il Piemonte, appare indispensabile una forte condivisione con gli attori del territorio: il progetto va diffuso nei dettagli e i passi ulteriori andrebbero pianificati col contributo di un’ampia platea di soggetti.
Vanno mantenuti accesi i riflettori sull’iniziativa, conservando quell’entusiasmo manifestato nei giorni dell’annuncio diffuso dal Governo, trasmettendolo al territorio, alle forze produttive, al mondo della ricerca e alla politica.
Perché sia un’iniziativa importante dovrà essere efficace, avere effetti positivi; quindi oltre ai versanti dello studio e della sperimentazione sarà irrinunciabile lavorare su progetti di trasferimento tecnologico, formazione di figure utili da inserire nelle aziende, magari con iniziative di alto apprendistato per l’innovazione.
L’Istituto in generale, e in particolare nell’area torinese e regionale, dovrà operare per accompagnare sempre più il tessuto imprenditoriale proprio sui processi di innovazione, allo scopo di aiutarle nell’automazione e nei percorsi di innovazione di processo e di gestione, condizioni indispensabili per la competitività.
Fondamentali, in conclusione, due rilievi. Il progetto di I3A dovrà essere molto chiaro per quanto concerne le tempistiche e la misurazione dell’efficacia, attraverso una programmazione rigorosa e parametri di valutazione idonei.
La fase storica e l’importanza della scommessa fatta richiedono grande serietà, impegno e risultati: così l’Istituto sarà un significativo esempio e un valido “motore” di sviluppo.
Le fonti
La documentazione sull’intelligenza artificiale è sterminata, e, va sottolineato, è un po’ per addetti ai lavori, ma sono disponibili anche libri e articoli divulgativi. Proponiamo qualche testo:
Le macchine sapienti. Intelligenze artificiali e decisioni umane di Paolo Benanti, Intelligenza artificiale. Guida al futuro prossimo di Jerry Kaplan, L’intelligenza artificiale di Margaret Boden.
Un libro utile, non solo per avvicinare l’IA, è di Alec Ross e si intitola Il nostro futuro. Come affrontare il mondo dei prossimi vent’anni.
Il sito https://www.intelligenzaartificiale.it/ propone una definizione: «In termini tecnici, l’Intelligenza Artificiale è un ramo dell’informatica che permette la programmazione e progettazione di sistemi sia hardware che software che permettono di dotare le macchine di determinate caratteristiche che vengono considerate tipicamente umane quali, ad esempio, le percezioni visive, spazio-temporali e decisionali. Si tratta cioè, non solo di intelligenza intesa come capacità di calcolo o di conoscenza di dati astratti, ma anche e soprattutto di tutte quelle differenti forme di intelligenza che sono riconosciute dalla teoria di Gardner, e che vanno dall’intelligenza spaziale a quella sociale, da quella cinestetica a quella introspettiva. Un sistema intelligente, infatti, viene realizzato cercando di ricreare una o più di queste differenti forme di intelligenza che, anche se spesso definite come semplicemente umane, in realtà possono essere ricondotte a particolari comportamenti riproducibili da alcune macchine».
L’Unione europea dedica all’IA una parte del sito Agenda Digitale, con interessanti panoramiche su cos’è, come funziona e le sue applicazioni, non solo tecnologiche. Una pagina è rivolta al rapporto tra etica e intelligenza artificiale in base alle linee guida espresse dalla Commissione europea: un’etica fondata su un approccio umano centrico che guidi gli interventi normativi.
Strettamente connessa con l’argomento trattato è la diffusione di una Strategia nazionale per l’intelligenza artificiale elaborata dal Ministero dello sviluppo economico e disponibile sul sito del Mise, realizzata in coerenza con quanto previsto a livello europeo nel Piano coordinato sull’IA, adottato nel 2019 dal Consiglio, nel quale gli stati sono sollecitati a dotarsi di strategie nazionali che definiscano le misure da intraprendere e gli investimenti.
I mezzi di comunicazione nel periodo precedente all’assegnazione dell’Istituto a Torino e nei giorni della comunicazione ufficiale del Governo hanno posto in rilievo il ruolo avuto dalla Diocesi in merito a tale scelta. Tra le notizie citiamo un servizio mandato in onda dal TG regionale del Piemonte.