Yougov ha realizzato per il Global progress, una rete internazionale, un sondaggio che fotografa il modo con cui è stato percepito questo lungo periodo caratterizzato dal Covid-19.
Il sentimento principale emerso è di sfiducia nel futuro e nella possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita, e investe tutti i maggiori paesi dell’occidente. L’Italia si caratterizza per essere tra le più pessimiste e le prospettive sono contraddistinte dal peggioramento: la pandemia spinge per un atteggiamento di rassegnazione.
Alla domanda se si sta procedendo nella giusta direzione la maggioranza degli italiani ritiene di no (48%), mentre il 31% la pensa all’opposto. In altre nazioni il sentire è ancora peggiore: in Francia il 63% crede che la strada sia sbagliata, in Spagna il 61% nel Regno Unito il 58%.
La convinzione è che i mutamenti peggioreranno le condizioni personali e familiari (48% contro un 23% che è ottimista). Noi italiani riteniamo che gli elementi più importanti siano la qualità della vita, la salute e la prosperità economica e siamo preoccupati che tutti possano declinare.
I prossimi dieci anni sono visti come molto problematici, vi è la convinzione che peggioreranno le disuguaglianze economiche e la crescita, salirà la criminalità, la qualità della vita non migliorerà.
In merito ad alcune problematiche precise emergono altre convinzioni negative. Alla domanda sul livello dell’immigrazione l’Italia è il paese convinto che questo sia troppo alto (lo pensa il 64%, mentre solo il 19% lo ritiene nella norma), Molto vicini troviamo svedesi (63%), francesi e spagnoli (61%), per cui il problema è fortemente sentito a livello europeo. Ciò che si chiede sono norme chiare e applicate, e i criteri per l’integrazione dovrebbero essere l’adesione alle regole del paese, la conoscenza della lingua e il contributo all’economia.
Sul passaporto vaccinale la maggioranza degli italiani è d’accordo (66%), ma in classifica siamo a metà, superati ad esempio da spagnoli (74%) e britannici (70%).
Sul piano dei rapporti di forza internazionali la convinzione è che ora le due potenze mondiali siano Cina e Russia (rispettivamente per il 67% e il 42 %), davanti agli Stati Uniti col 31%, mentre l’Unione europea è ancora più indietro (21%).
Alla domanda se allora le democrazie debbano stringere forti alleanze in Italia si è poco propensi, solo il 31% è convinto si debba procedere in tale direzione, con Francia e Spagna molto vicine (35%); in compenso gli svedesi per il 51% ritengono necessaria una forte unione degli stati democratici per essere più competitivi.