Sorelle Mirabal: contro la dittatura

Per la prima volta non dedichiamo la pagina a una sola persona, bensì a tre donne: Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva e Antonia Maria Teresa, tre delle quattro sorelle Mirabal.

Le chiamavano le Mariposas, le farfalle, il nome in codice che avevano scelto aderendo al Movimento 14 di giugno un gruppo clandestino costituito per combattere la dittatura di Rafael Trujillo nella Repubblica Dominicana.

La vita

Per presentare una biografia delle sorelle Mirabal proponiamo quella contenuta dell’Enciclopedia delle donne (www.enciclopediadelledonne.it), interessantissimo e importante strumento di conoscenza di tante storie, ritratti, vite di donne. Le ringraziamo per la collaborazione.

Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal nacquero a Ojo de Agua provincia di Salcedo nella Repubblica Dominicana da una famiglia benestante. Combatterono la dittatura(1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).
Il 25 novembre 1960 Minerva e Maria Teresa decidono di far visita ai loro mariti, Manolo Tavarez Justo e Leandro Guzman, detenuti in carcere. Patria, la sorella maggiore, vuole accompagnarle anche se suo marito è rinchiuso in un altro carcere e contro le preghiere della madre che teme per lei e per i suoi tre figli. L’intuizione della madre si rivela esatta: le tre donne vengono prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise.
Il loro brutale assassinio risveglia l’indignazione popolare che porta nel 1961 all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura.
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in loro memoria.
La militanza politica delle tre sorelle Mariposas era iniziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche.
Quella data segna l’inizio delle rappresaglie contro Minerva e tutta la famiglia Mirabal, con periodi di detenzione in carcere per il padre e la confisca dei beni per la famiglia.
Minerva mostra fin da bambina un carattere forte e indipendente e una grande passione per la lettura, il suo paese e la libertà. La sua influenza sulle sorelle è notevole, soprattutto su Maria Teresa, la più piccola, che la prende a modello e cerca di emularla negli studi universitari, iscrivendosi ad Architettura, facoltà che non termina, conquistando soltanto il grado tecnico in Agrimensura.
Maria Teresa segue Minerva giovanissima nella militanza politica, dopo essersi fidanzata con un altro attivista politico, Leandro Guzmàn, amico del marito di Minerva.

Dopo la conclusione degli studi superiori Minerva chiede ai genitori il permesso di studiare Diritto all’Università (suo grande sogno fin dall’infanzia), ma la madre di oppone: conoscendo le sue spiccate idee politiche, teme per la sua incolumità. Per consolarla del diniego il padre le permette di imparare a guidare e le regala un automobile su cui, con grande audacia per i tempi, scorrazza da sola per tutta la provincia.

Ma nel 1952, all’età di ventisei anni, Minerva riesce a iscriversi all’Università di Santo Domingo, che frequenterà fra divieti e revoche. Dopo la laurea però non le viene consentito l’esercizio della professione.
Minerva, unica donna insieme a Dulce Tejada in un gruppo di uomini, il 9 gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria Movimento del 14 giugno e il cui presidente fu suo marito Manolo Tamarez Justo, assassinato nel 1963.

Minerva fu l’anima del movimento «Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista si erse Minerva per dimostrare fino a che punto ed in quale misura il femminile è una forma di dissidenza». (Dedè Mirabal)

Ben presto nel Movimento 14 giugno, oltre alla giovanissima (quando fu assassinata aveva soltanto venticinque anni) Maria Teresa e al marito, che già da anni erano attivisti politici, furono coinvolti anche la materna e solidale Patria e il marito Pedro Gonzalez.

Patria aveva abbandonato gli studi presso una scuola secondaria cattolica di La Vega (come farà Dedé per badare all’attività familiare) per sposare a sedici anni un agricoltore. Patria è molto religiosa e generosa, allegra e socievole; si definisce “andariega”, girovaga, perché ama molto viaggiare. Era madre di quattro figli (ma l’ultimo visse soltanto pochi mesi) e non esita ad aderire al movimento per « non permettere che i nostri figli crescano in questo regime corrotto e tirannico».
La loro opera rivoluzionaria è tanto efficace che il Dittatore in una visita a Salcedo esclama: «Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal».

Nell’anno 1960 Minerva e Maria Teresa vengono incarcerate due volte; la seconda volta vengono condannate a cinque anni di lavori forzati per avere attentato alla sicurezza nazionale, ma a causa della cattiva reputazione internazionale di Trujillo dopo l’attentato al presidente venezuelano Betancourt, vengono rilasciate e messe agli arresti domiciliari.

Anche i loro mariti e il marito di Patria, Pedro Gonzalez, vengono imprigionati e torturati.
Trujillo progetta il loro assassinio in modo che sembri un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali; infatti i corpi massacrati delle tre eroine vengono gettati con la loro macchina in un burrone.

L’assassinio delle sorelle Mirabal provoca una grandissima commozione in tutto il paese, che pure aveva sopportato per trent’anni la sanguinosa dittatura di Trujillo. La terribile notizia si diffonde come polvere, risvegliando coscienze in letargo.

L’ unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Belgica Adele detta Dedé, ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani: Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva, che avevano perso il padre e la madre, e Jaqueline figlia di Maria Teresa, che non aveva ancora compiuto due anni. Dedé esorcizzerà il rimorso per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria: «Sopravvissi per raccontare la loro vita». Nel marzo 1999 ha pubblicato un libro di memorie Vivas in su jardin dedicato alle sorelle, le cui pagine sono definite come «fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle».

La loro vita è stata narrata anche dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez nel romanzo Il tempo delle farfalle (1994), da cui è stato tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In The time of Butterflies, con Salma Hayek.

Il commento

Come in molti altri dei personaggi presentati in questa pagina la famiglia e l’educazione ricevuta hanno avuto un ruolo fondamentale nelle scelte di vita delle sorelle, che favorirono una notevole sensibilità sociale.

I Mirabal, inoltre, subirono da parte della dittatura dominicana, per le loro posizioni contrarie, notevoli rappresaglie, che non fecero desistere i componenti dalla loro militanza politica avversa a Trujillo.

Donne eccezionali

Le tre donne dimostrarono una volontà di ferro e un coraggio non comune, decise a opporsi alla dittatura nel Movimento 14 giugno. Un aneddoto, a metà strada fra realtà e leggenda, narra di una festa avvenuta del 1949 nella quale il dittatore avrebbe ballato e discusso con Minerva, descritta come una donna bella e affascinate, che lo avrebbe offeso, incurante del suo potere, frenando le sue avances e abbandonando la serata prima del tempo. Di certo è rintracciabile una dichiarazione di Trujillo nella quale affermò: «ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal».

Il prezzo pagato fu altissimo, perdita dei beni, carcere per loro e i loro mariti, costanti persecuzioni, ma le enormi difficoltà non impedirono loro di proseguire nella lotta, fino alla morte.

Dalle informazioni contenute nei due libri scritti su di loro, citati più aventi nelle “fonti”, emerge come fossero, come tutta la famiglia, persone con una fede profonda, che ispirò la loro formazione e le loro scelte, compresa quella politica di opporsi alla dittatura che opprimeva il popolo dominicano.

La loro uccisione ebbe delle notevoli ripercussioni nell’opinione pubblica del Paese, superando anche la censura sui fatti operata dal regime con la messa in scena dell’incidente automobilistico, versione che fu immediatamente valutata come fasulla, favorendo una crescita dell’opposizione alla dittatura e al suo principale esponente, culminata con l’uccisione di Trujillo l’anno successivo.

Furono donne preparate, dotate di cultura, laureate. Certamente delle personalità particolari: nell’America Latina degli anni ’50 le donne erano normalmente casalinghe e madri di famiglia, non certo delle colte rivoluzionarie impegnate nella lotta contro una feroce dittatura. Potevano essere soddisfatte della loro vita di appartenenti a una famiglia di proprietari terrieri e imprenditori, senza porsi particolari problemi. Invece la famiglia stessa si oppose compatta al regime pagando il prezzo già ricordato della perdita di beni, persecuzioni, carcere.

È da ricordare anche la figura della quarta sorella Mirabal, Bélgica Adele detta Dedé, che dedicò la sua vita alla cura dei sei orfani e alla custodia della memoria delle tre assassinate. Amava infatti ripetere: «sopravvissi per raccontare la loro vita».

Una presenza sempre viva

Le sorelle Mirabal sono state riconosciute come icone di libertà, opposizione alla violenza e difesa dei diritti, in particolare quelli delle donne.

Nel loro Paese sono ricordate con monumenti, strade, scuole, eventi e associazioni che portano il loro nome; lo Stato ha posto su una banconota da 200 pesos l’effige delle tre sorelle e, addirittura, una delle 32 provincie della Repubblica Dominicana, prima detta Salcedo e nella quale vissero, dal 2007 si chiama Hermanas Mirabal.

A partire dal 1965 la loro casa venne aperta a chi desiderasse conoscere la loro storia, in particolare attraverso le parole di Dedé, vissuta 89 anni fino al 2014. Nel 1994 venne creata la Fundación Hermanas Mirabal, attualmente diretta da Noris González Mirabal, figlia di Patria, e la casa divenne un museo-memoriale aperto al pubblico, che restituisce l’atmosfera degli ambienti in cui vissero le sorelle: arredi, oggetti, foto, quadri vestiti. Nel parco della villa il 25 novembre del 2000 sono stati trasferiti i loro resti e quelli del marito di Minerva, Manolo Tavárez Justo, leader del Movimento 14 di giugno, in un mausoleo che è ufficialmente Panteón de la Patria.

Chi si reca nelle città vicine a Ojo de Agua, può vedere molti murales a loro dedicati.

Ovviamente il più significativo riconoscimento della testimonianza delle sorelle Mirabal è stata la scelta dell’ONU di dedicare la data della loro uccisione a Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Le fonti

Non vasta è la documentazione reperibile in italiano sulle sorelle Mirabal, anche se ogni anno, in occasione del 25 novembre, le si ricorda.

La loro vita è stata narrata dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez nel romanzo Il tempo delle farfalle (1994), da cui è stato tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In The time of Butterflies, con Salma Hayek nel ruolo di Minerva.

Nel marzo 1999 la sorella Bélgica Adele ha pubblicato un libro di memorie Vivas in su jardin dedicato alle sorelle, le cui pagine sono definite come «fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle».

In spagnolo è disponibile un video nel quale vedere e ascoltare Dedé Mirabal; una semplice ricerca permette di accedere ad altri filmati sulle tre sorelle.

La dittatura di Trujillo nella Repubblica Dominicana

La Nazione è situata nell’area occidentale dell’isola caraibica di Hispaniola, nelle Grandi Antille, e ne occupa i due terzi. La parte restante del territorio è della repubblica di Haiti. Fu per molto tempo una colonia spagnola, seppure con periodi di indipendenza e conflitti. La nascita di uno stato autonomo risale al 1863, ma con un regime e dei presidenti espressione di un’oligarchia.

Per ragioni economiche, un forte debito, e allo scopo di difendere gli interessi legati alla coltivazione della canna da zucchero, gli Stati Uniti d’America occuparono la parte dominicana dell’isola dal 1916 al ’24, favorendo poi il colpo di stato e l’insediamento di Trujillo.

Trujillo nel 1930, anno del colpo di stato, era il comandante dell’esercito dominicano, e si impadronì del potere rovesciando l’allora presidente Vélazquez. Formalmente fu presidente dal 1930 al ’38 e dal 1942 al ’52, ma in realtà governò il Paese con metodi dittatoriali ininterrottamente fino al 1961, quando fu ucciso da una congiura, grazie al controllo sulle forze armate, a quello sull’economia nazionale, esercitato direttamente o tramite membri della sua famiglia e al ricorso a metodi repressivi nei confronti degli oppositori. La dittatura, grazie anche all’appoggio americano, assicurò alla Repubblica un periodo di stabilità e di crescita economica, ma pagando il prezzo di una mancata libertà e di violenze.