Giuseppe Dossetti: con Dio e con la storia

Lo scorso anno sono stati ricordati i 25 anni dalla scomparsa di Giuseppe Dossetti, singolare figura di studioso e docente, dirigente politico e deputato, sacerdote e monaco. La sua parabola esistenziale lo vide partigiano, protagonista dell’Assemblea costituente e attore nel concilio Vaticano II a fianco del cardinale Lercaro.

Oltre i suoi impegni, egli fu soprattutto un maestro riconosciuto nella formazione delle coscienze e nella consapevolezza dell’altissimo grado etico che deve essere richiesto a chi ritiene di avere una vocazione politica, a maggior ragione se si dice cristiano.

Proponiamo una breve biografia del nostro testimone tratta dal sito circolidossetti.it.

La vita

Giuseppe Dossetti nasce a Genova nel 1913, nello stesso anno i genitori si trasferiscono a Cavriago, dove il padre gestisce una farmacia; qui compie i primi studi, per trasferirsi qualche anno dopo a Reggio Emilia a frequentare il liceo cittadino. Si iscrive all’Università di Modena e dopo la laurea si sposta a Milano (Università Cattolica) per perfezionarsi. Qui ha modo di conoscere il gruppo che sarà detto dei “professorini”: Lazzati, Fanfani, La Pira ecc. Rimane costantemente in contatto con la sua Reggio e con Bologna.

Allo scoppio della guerra si intensificano le ricerche e gli studi per un nuovo modello di società e di Stato. Durante la Resistenza Dossetti partecipa alla lotta armata, prima in pianura, poi in montagna. Sarà una esperienza decisiva.  Dopo il 25 aprile è chiamato a Roma, cooptato dalla Democrazia Cristiana.

E’ deputato alla Costituente e alla Camera. Diventa vicesegretario della DC di De Gasperi. Sono anni di intensa lotta politica. Dossetti cerca una via politica originale: la costruzione di una democrazia “sostanziale”. Lo scontro all’interno della DC è inevitabile. Nel 1947 fonda in quindicennale Cronache Sociali che sarà un riferimento delle migliori energie del partito democristiano e fucina di tantissimi quadri politici.

Nel 1951, dinanzi all’impraticabilità della sua proposta politica, si ritira dal Parlamento, dal partito e dallo stesso impegno universitario. Si trattava per lui di lavorare profondamente per un rinnovamento della Chiesa che solo avrebbe consentito una diversa qualità della politica dai parte dei cattolici. Decisivo è l’incontro con il cardinale Giacomo Lercaro.

Si dedica alla ricerca storico teologica fondando il Centro di Documentazione e dando vita alla comunità monastica La piccola famiglia dell’Annunziata a Monteveglio. Dopo una breve esperienza nel Consiglio comunale di Bologna, nel 1959 viene ordinato sacerdote. Durante il Concilio Vaticano II è collaboratore di Lercaro e poi fatto pro-vicario a fine Concilio.

L’allontanamento di Lercaro dal soglio episcopale di Bologna coincide con il ritiro di Dossetti nella sua comunità monastica. Vive da allora in diverse case della sua comunità, in particolare in Israele.

Nei suoi ultimi anni di vita, dinanzi ai rischi gravi per la democrazia del Paese, la sua voce si è fatta sentire in difesa della Costituzione.

Il commento

Spesso la vita delle persone è una linea continua che si sviluppa con l’andare del tempo, senza scosse o cambiamenti significativi. Non così è definibile l’esistenza di Giuseppe Dossetti, che presenta dei passaggi che sono dei veri e propri salti, delle cesure significative.

A ben vedere, però, si possono notare alcuni fili rossi che legano e motivano le scelte operate negli anni.

La fede

Il primo è riferibile alla fede cristiana che le ha ispirate, seppure vissuta con modalità differenti. La sua consacrazione al Signore si manifestò, infatti, dapprima come laico che esprime nel silenzio i sui voti, poi come presbitero e, infine, come adesione a una vita monastica.

Dossetti fu un personaggio che provocò reazioni opposte, anche a causa del carattere radicale delle sue scelte, della nettezza delle posizioni da lui assunte. È stato veramente un testimone di quella che viene chiamata la «libertà del cristiano», il quale vive nel mondo, partecipa, si «sporca le mani», ma rimane sempre fedele alla propria coscienza ispirata dal Vangelo senza compromessi. Per lui la fede deve fondarsi sulla forza della Parola ed essere vissuta con la fedeltà al mondo. Don Giuseppe l’ha fatto, agendo con rigore e passione nel proprio tempo, esempio significativo di come la Chiesa può confrontarsi con l’oggi. Egli invitava i cedenti a leggere ogni giorno una pagina del Vangelo e una di storia, per comprendere come Dio agisca in essa e come tale azione vada decifrata per interpretare le situazioni presenti e agire in esse.

La politica

Le sue molteplici attività sono state costantemente guidate dal desiderio di impegnarsi fattivamente per praticare la carità: il “fare” per gli altri. La sua scelta politica, in particolare, rispose a tale esigenza. Tale scelta caratterizzò tutta la sua esistenza, anche quando l’abbandonò, spinto, tra le altre ragioni, da una constatazione ancora oggi attuale e inquietante: i cattolici non possiedono una cultura politica adeguata. È per tale ragione che, ad esempio, a Bologna nella metà degli anni ’50 fondò il Centro di Documentazione.

La Costituzione

Pur avendo abbandonato la politica attiva non smise mai di esprimere, con forza, le proprie opinioni. Negli anni ’90, ormai anziano, si dedicò a un’appassionata difesa della Costituzione, che contribuì a redigere, quando nel periodo del primo governo Berlusconi si parlò ripetutamente di modifiche da apportare a essa.

Egli considerava la Costituzione il momento più alto della sintesi possibile fra le grandi culture politiche italiane, interpretandola come l’occasione per costruire uno stato che fosse espressione di tutti i settori della società. Fu anche convinto della perfettibilità del testo costituzionale, purché avvenisse nel rispetto dei suoi valori fondamentali e non per un’ansia di stravolgimento.

Il Concilio

Un ulteriore elemento di continuità è dato dall’intensità e dalla serietà con la quale affrontò ogni responsabilità e ogni incarico, vuoi la docenza vuoi i compiti affidatigli dal cardinal Lercaro, non ultimo quello di affiancarlo nel Concilio.

Dossetti riteneva il Vaticano II un momento per una possibile riforma della Chiesa che andasse nella direzione di renderla più fedele al messaggio evangelico, semplicemente rimuovendo quelle consuetudini scambiate per “tradizione” non coincidenti con la sua intima essenza, e realizzasse quella partecipazione piena alla vita della Chiesa di tutti i credenti (Vescovi, sacerdoti, consacrati, laici) che era l’obiettivo dell’assise conciliare, funzionale a una più puntuale testimonianza del Vangelo nella vita di ogni giorno.

Cosa ci lascia

In un’omelia il cardinale Zuppi ha paragonato la figura di Dossetti a quella di Giovanni Battista, in quanto «ha indicato ed indica con tanta umanità e passione, con l’intransigenza della passione, senza compromessi, Gesù, il solo che compie le promesse e libera dalle illusioni e spezza le catene delle idolatrie, e dei padroni di questo mondo, fossero persone od ideologie».

La testimonianza di Giuseppe Dossetti è più che mai attuale e importate per la Chiesa e la società italiane, sia per la radicale centralità della fede – amava ripetere di «non confidare in strutture precarie ma solo sulla Parola di Dio» -, sia per la necessità di viverla anche e soprattutto nell’impegno politico.

Le fonti

La ricorrenza dei 25 anni dalla scomparsa è stata un’occasione per riprendere e approfondire la figura e il messaggio di Giuseppe Dossetti. È disponibile quindi una buona documentazione per conoscerlo meglio, a partire dalla sua biografia.

Sono presenti sul WEB alcuni siti a lui dedicati dove è possibile trovare complete informazioni bibliografiche di e su Dossetti. Sono poi presenti alcuni video nei quali è possibile vederlo e sentire la sua voce.

Come spesso accade concludiamo con alcune significative citazioni del nostro testimone.

«L’unica possibilità e la condizione pregiudiziale di una ricostruzione stanno proprio in questo; che una buona volta le persone coscienti e oneste si persuadano che non è conforme al vantaggio proprio, restare assenti dalla vita politica e lasciare quindi libero campo alle rovinose esperienze dei disonesti e degli avventurieri».

«Prima cosa da fare: sprofondarci nella preghiera […]. Seconda cosa: avere una vera consapevolezza, soprannaturalmente ravvivata, dei problemi del nostro tempo. Ci sono delle cose che dobbiamo conoscere, per poter seguire e servire il regno di Dio nel nostro tempo: la fame, la miseria, la guerra, i travagli del pensiero del nostro tempo, per cui gli uomini stanno cercando faticosamente la verità. […] Chiediamo quindi nella messa l’esperienza gustosa e profonda della parola di Dio che è Gesù e la conoscenza vera delle prove del nostro tempo».

«A ogni grande rinnovamento della struttura di una civiltà corrisponde e presiede un rinnovamento della Chiesa».