Il 9 settembre è stato presentato da Mario Draghi alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen il “Rapporto “Il futuro della competitività europea”, «una sfida per l’esistenza dell’UE» per usare le parole dell’ex presidente del consiglio, infatti l’ambizione va oltre il titolo e punta a disegnare le riforme necessarie per la sopravvivenza della straordinaria avventura dell’integrazione europea, non solo quella economica, ma più ancora quella politica.
Il lungo documento, oltre 400 pagine, si concentra sulla necessità di un ripensamento delle strategie economiche e industriali dell’Unione per affrontare le sfide emergenti e mantenere la sua rilevanza globale. Sono evidenziate diverse problematiche e proposte una serie di raccomandazioni strategiche per sostenere la competitività del continente nei prossimi decenni.
Il contesto globale e sfide strutturali
Il rapporto sottolinea che l’UE si trova a fronteggiare una serie di sfide strutturali, molte delle quali aggravate dalla pandemia di Covid-19 e dalla guerra in Ucraina.
In primo luogo, la transizione tecnologica e digitale, che vede l’Europa è in ritardo rispetto ad altre potenze globali, come gli Stati Uniti e la Cina, nell’adozione di tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale e la robotica: l’insufficienza degli investimenti in ricerca e sviluppo e la frammentazione del mercato digitale europeo limitano la crescita economica.
Un secondo tema è la transizione ecologica. Il Green Deal europeo rappresenta un’opportunità per la competitività dell’UE, ma la transizione verso un’economia a basse emissioni richiede investimenti significativi in infrastrutture e tecnologie, oltre al ripensamento di interi settori industriali.
Ulteriore problema sono gli squilibri demografici, con l’invecchiamento della popolazione europea che rappresenta una sfida per la sostenibilità dei sistemi di welfare e per il mercato del lavoro. La forza lavoro europea sta diminuendo, mettendo pressione sulle finanze pubbliche e sulla capacità produttiva.
Infine viene segnalata la dipendenza energetica da fonti esterne, come il gas russo. La transizione verso l’energia rinnovabile è essenziale, ma comporta sfide di adattamento infrastrutturale e investimenti a lungo termine.
Le raccomandazioni per rafforzare la competitività
Il rapporto individua una serie di indicazioni per migliorare la competitività dell’UE.
Si tratta di investire in tecnologia e innovazione, in particolare nelle tecnologie emergenti. La creazione di un mercato unico digitale completo e l’incentivazione alla collaborazione tra imprese e centri di ricerca sono considerati fondamentali per stimolare l’innovazione.
Allo scopo di mantenere la competitività durante la transizione verde, l’UE deve implementare un sistema di incentivi che sostenga le imprese nell’adattamento a standard ambientali più rigorosi, il rapporto propone anche la creazione di fondi europei per finanziare le innovazioni verdi e lo sviluppo di tecnologie pulite, come l’energia solare, eolica e a idrogeno.
Centrali sono considerati la formazione e l’aggiornamento delle competenze, sostenuti da un piano europeo mirato a dotare i lavoratori delle competenze necessarie per operare in settori ad alta tecnologia e a sostenere le piccole e medie imprese nel processo di innovazione.
È necessario rafforzare il mercato unico, la cui frammentazione è considerata un ostacolo alla competitività, per cui il rapporto suggerisce politiche che facilitino la mobilità del lavoro, riducano le barriere regolamentari e migliorino l’accesso delle PMI ai mercati esterni.
Il documento richiama l’urgenza di completare l’unione bancaria e sviluppare un mercato dei capitali solido e integrato a livello europeo, che garantirebbe un miglior accesso ai finanziamenti per le imprese e una maggiore stabilità finanziaria.
Governance e riforme strutturali
Il rapporto sostiene l’ineludibilità di un nuovo “Quadro di Coordinamento della Competitività” per allineare le politiche, la semplificazione dei processi decisionali dell’UE e la riduzione degli oneri normativi per le aziende. Tale approccio è necessario affinché l’UE mantenga la sua prosperità, i suoi valori e la sua influenza globale in un ambiente geopolitico più impegnativo. L’Unione deve agire in modo deciso e col contributo di tutti per riformare se stessa e aumentare la competitività. Sebbene alcune proposte richiederebbero modifiche dei trattati, il rapporto sostiene che molto può essere realizzato attraverso adeguamenti mirati ai quadri esistenti.
Le conclusioni
Il rapporto termina con un forte appello all’azione. La competitività europea non può essere garantita senza un impegno comune a riformare e modernizzare le sue strutture economiche, investire nell’innovazione e nella transizione ecologica, promuovere una maggiore integrazione tra gli Stati membri e adeguate riforme. Infine, il documento sottolinea che l’UE non deve limitarsi a reagire alle sfide globali, ma deve adottare un approccio proattivo, guidato da una visione strategica condivisa.
Interessante vedere come un rapporto sulla competitività dell’economia europea intrecci questioni riguardanti il processo di edificazione dell’integrazione europea e i meccanismi relativi alla governance. Il Report infatti sottolinea la necessità di modificare profondamente le procedure per la costruzione del consenso politico, oggi fondato per lo più sulle posizioni degli Stati nazionali e sul meccanismo dell’unanimità che, in una UE così allargata, di fatto, rende impossibile ogni riforma strutturale.
In qualche misura anche la questione della costruzione di una difesa europea comune presuppone una sfida politica per la UE, ovvero l’avanzare dell’idea di costruire una politica estera comune che nuovamente non sia più solamente basata sulla contrattazione tra i governi dei Paesi membri, ma che si fondi sulla cooperazione strategica e inserisca un tassello verso un progetto politico maggiormente federale.
Forse il vero tema proposto in filigrana dal report Draghi è un appello senza alternativa: o l’Europa cambia o, viceversa, il futuro dell’integrazione europea (e anche di tutti i Paesi membri) è destinato a crollare sotto i colpi di una competitività globale che ci renderà una periferia del nuovo mondo che si sta costruendo e delineando. Ma anche in questo caso non sarà la sola tecnica salvarci, ma la capacità della politica di accogliere le sfide del presente e disegnare una traiettoria per il domani.